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mirassero indeclinabili le vendette etc.” . Il marchese di San Martino, del quale fa parola il Gazzotti, sarà stato Carlo Emanuele che gli spagnoli sostituirono nel feudo di Borgomanero nella provincia allora lombarda di Novara al fratello di lui Filippo Francesco, strettamente unito al duca di Savoia, del quale aveva sposato una figlia naturale. Se non che la parentela che aveva questo ramo degli Estensi con quello regnante in Modena, e le sue aderenze colla casa di Savoia in guerra pur essa colla Spagna, dovevano fare ostacolo ad un ulteriore esaltamento di que’ marchesi; io non sono pertanto lontano dal credere che, se la cosa avesse piegato al possibile, avrebbero preferito sostenere la candidatura del Montecuccoli; e che l’altra si ponesse innanzi come più facile a venire per ragioni politiche eliminata. E forse le straordinarie onoranze che dicemmo fatte a Raimondo in Roma dall’ambasciatore di Spagna, non erano estranee ai disegni che si andavano preparando per umiliare il duca Francesco, che tanto dai ministri spagnoli in Italia era odiato. Dall’essere la storia del Gazzotti, fra le molte di quell’epoca, una delle meno conosciute, quantunque, a giudicio del Tiraboschi, meritasse di esserlo assai di più, derivò, secondo stimo, che questo grave fatto narrato da quello storico, da nessun altro degli scrittori, fra quelli da me veduti, venisse riferito: ma l’aver taciuto di questo il Muratori, che ignorar non poteva l’opera di quel suo concittadino stampata lui vivente, io l’ho per una prova negativa della verità di quanto il Gazzotti asseriva; imperocché avrebbe egli senza dubbio confutato un asserto, se era falso, che qualche disdoro arrecava alla casa d’Este tanto da lui venerata: mentre egli, posto in circostanze diverse da quelle del Gazzotti, non poteva del rimanente né riferire un tale avvenimento, né confermarlo nelle sue storie. Si ristrinse pertanto a dire negli Annali, dopo narrati altri fatti ai quali accenneremo, “che un gran pericolo