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opportuno il tornare in Allemagna. E là si sarà egli incontrato con Alfonso cugino suo, del ramo di Sassostorno, che più innanzi ci verrà ricordato, al quale alcuni incarichi da eseguire in Francia aveva allora affidati il granduca di Toscana. Breve tempo rimase seco Galeotto, che dal desiderio di cimentarsi di nuovo in guerra fu ricondotto all’esercito imperiale in Croazia, ove prese parte ad uno degli assedii di Canissa (Kanizsa) avvenuti nel primo e nel secondo anno del secolo XVII, de’ quali è parola nell’opera degli Aforismi del figlio di lui; e del secondo fatto, quello forse al quale intervenne suo padre, anche nel libro sull’Ungheria: infelice assedio codesto nel quale perdettero gl’imperiali l’artiglieria, il bagaglio e la tenda stessa dell’arciduca Ferdinando. I premii largiti allora ad Assan Teriaki che difese Canissa fecer prova di quanto la conservazione di quella piazza stesse a cuore ai turchi . Che in tal circostanza avesse modo Galeotto di distinguersi, lo scrisse l’autore di un’opera edita in Venezia nel 1743, intitolata: Vita e azioni di generali e soldati italiani. In un albero della famiglia Montecuccoli è poi notato che le truppe allora da lui comandate fossero toscane, di quelle forse che a quella guerra andarono con Giovanni de’ Medici. Dei disagi patiti dai soldati in quelle parti corsero allora dolorose novelle in Europa, ed accadde perciò che in Modena dovendo il duca Cesare d’Este, secondo narra nella sua cronica lo Spaccini, mandare cinquecento uomini agli spagnoli in Fiandra, dove spontanei molti modenesi erano a militare, non si trovò chi volesse arrolarsi per timore che s’avesse ad andare invece in Croazia. Si dovettero perciò arrolare a forza contadini e prigionieri. Due di questi ultimi che a ciò si ricusarono, narra il cronista che condannati vennero a venti anni di galera. Strani costumi, strana giustizia codesta!
Nel 1602 era di nuovo Galeotto in Montecuccolo; e che i suoi precedenti trascorsi fossero stati posti in dimenticanza, ce ne fa dimostrazione l’avere il duca Cesare d’Este in que’ moti di guerra che dai lucchesi allora si suscitarono, accettata la