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del governo al quale serviva, e che d’altra parte andava cercando modo di non porsi in iscrezio col suo sovrano naturale, ch’egli del rimanente, aveva in affezione e in istima. Prese parte Raimondo in questo frattempo all’ingresso trionfale che Cristina, tre giorni dopo esservi giunta in incognito, fece in Roma, e che dagli scrittori contemporanei fu detto essere stato spettacolo meraviglioso. Passò poscia ad abitare nel palazzo Farnese, ove ebbe stanza, come dicevamo, anche il Montecuccoli, che scriveva essere stato quel palazzo “mirabilmente adornato dal signor duca di Parma (al quale apparteneva) di tappezzerie, di pitture, di statue e d’ogni altro genere di cose”, benché, se il vero scrisse Muzzarelli, non vi trovasse tutte quelle comodità che credeva. Colla narrazione dell’ingresso solenne di Cristina in Roma, e delle feste carnevalesche che a quello tenner dietro, il Priorato, colà giunto cogli ambasciatori veneti, pose termine alle memorie che di quella celebre donna ci lasciò per le stampe; la quale opera dal carteggio del Muzzarelli impariamo essere stata riveduta e corretta dal segretario Gualenghi modenese, ch’era a quel tempo in Roma per affari del cardinal d’Este. E’ da credere che a lungo si sarà quello storico intertenuto con Raimondo, già suo commilitone e del quale fu biografo, da lui raccogliendo materiali per le sue opere. Qualche pratica fece a quel tempo per entrare al servigio della casa d’Este, presso la quale l’avo suo aveva esercitato l’ufficio di maggiordomo, secondo trovo scritto. Ma quantunque egli fosse caldamente raccomandato al duca dal Muzzarelli, che vantava la perizia di lui nello scrivere storie e nel disegno di architettura militare e di fortificazioni, la cosa non ebbe effetto, e solo gli fu dato comodità di attendere nel palazzo del cardinale ad un lavoro che aveva per le mani (forse la biografia di Cristina); terminato il quale, prefiggevasi di andare a Modena a riverire il duca e ad offerirsi per leve di soldati “avendo amicizie in tutte le parti del mondo”. Partì infatti per quella città nel giugno del seguente anno, secondo il Muzzarelli scriveva, dicendolo molto disgustato della corte apostolica.
Ed ora poiché toccammo di questo antico commilitone di