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privatamente, trovando stipate di gente le strade che aveva a percorrere. Prima di passare a stanza nel palazzo Farnese destinato ad albergarla, dimorò essa colle persone del suo seguito in quello del Vaticano, secondo era stato convenuto tra il papa e Montecuccoli; e narra Priorato, che il mattino dopo il suo arrivo, assai per tempo, andò nel giardino dove Raimondo le mostrò le carrozze che il papa le donava, facendole ammirare le varie figure che l’adornavano, lavoro del Bernini; il quale, trovandosi allora colà, le disse: se alcuna cosa vi è di cattivo, è mia; al che replicò tosto la regina: dunque niente vi è del vostro. Essa che valentissima cavalcatrice era, montò poscia una chinea, dono pur essa del papa.
Non mancò neppur questa volta il Muzzarelli di offerirsi ad ospitare il Montecuccoli: ma sembra che le grandi dimostrazioni di onore a lui fatte dall’ambasciatore di una potenza nemica alla casa d’Este, facessero reputare al cardinale non opportuna in tal momento quell’offerta, perché ad una sua lettera rispondendo il Muzzarelli, scusavasi dicendo che fatta non l’avrebbe, se non fosse stato certo che il generale, venuto in tanta intrinsichezza cogli spagnoli, non avrebbe potuto accettarla. E aggiungeva che il difetto di più cose negli appartamenti di quel palazzo avrebbe bastato, se non avesse avuto certezza di un cortese rifiuto, a sconsigliarlo dall’offerirli ad un personaggio così cospicuo. Raimondo però, a non far mostra d’inurbanità a chi lo favoriva, allorché prese stanza, come diremo, nel palazzo Farnese insieme col prete frignanese, col Caldani, con un Barozzi e col Tagliavini, modenesi entrambi del suo seguito , pose due cavalli suoi nelle scuderie del cardinale , e designava ancora valersi di una carrozza di lui per le visite di congedo, il che poi non fece; minuti particolari codesti che ci mostrano il diplomatico, astretto per un lato a seguitare la politica