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l’anno 1655 non tornò propizia agli alleati, non è qui luogo di favellare, bastandomi accennare che vi restò non lievemente ferito il duca Francesco a quell’assedio di Pavia, nel quale preti, frati e popolo coadiuvarono i soldati, per non perdere l’onore di rimaner... spagnoli .
L’imperatore, che, avendo in affezione il Montecuccoli, soleva prenderlo a compagno ne’ viaggi che intraprendeva, seco a quel tempo lo condusse alla dieta ungherese in Presburg, come si ha da una lettera sua dell’11 di marzo. Più altre ce ne rimangono da lui scritte da quella città; in una delle quali, del 10 di giugno, diceva prevedere che i francesi sarebbero per fare il maggior sforzo delle armi loro in Italia, “dove piaccia a Dio che le cose riescano bene, e che l’Italia non vada tutta sottosopra”. E in Italia venne egli stesso, come siamo ora per dire. Da Linz il 17 di giugno scriveva al principe Mattia, essere di passaggio per quella città avviato a Brusselles; e colà lo chiamava la regina Cristina acciò egli, secondo dicevamo essere stato convenuto, l’accompagnasse in Italia. Se non che mutato poi avviso, lui solo spedì a Roma in officio di ambasciator suo al nuovo papa Alessandro VII (Flavio Chigi), per manifestagli il divisamento in che era venuta, di porsi a stanza in Roma, e per predisporre le cose pel solenne ingresso che far voleva in quella città, laddove da prima, secondo scrisse Raimondo, aveva essa divisato di entrarvi incognita, e di non fermarsi durante il viaggio. Erano colla morte d’Innocenzo X cessate le cagioni per le quali il nuovo papa, mentre era cardinale, avea cercato tenerla lontana di là, temendo, dice il cardinal Pallavicini, che a lei nuova convertita recasse scandalo il vedervi governato il papa dalla cognata sua (la Maidalchini). Dal medesimo Pallavicini, vissuto a quel tempo, abbiamo la curiosa notizia che, l’annunzio della determinazione di lei dato da Alessandro ai cardinali non riescisse ai più di loro gradita, e meno poi al popolo, il quale in quell’anno di carestia temeva che per le grandi somme oc-