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ria, ove fece tre campagne. Di quella del 1593, dice ne’ suoi Annali dell’impero il Voltaire, che dei due corpi dell’armata imperiale era uno di essi comandato dall’arciduca Rodolfo, l’altro dal Montecuccoli: e potrebbe alludere a Galeotto, ma non mai ad Ernesto (allora in età di 9 anni), come mostrò credere nel suo Elogio di Raimondo Montecuccoli il Paradisi; e neppure ad Alfonso il quale, come diremo, lasciò in quell’anno l’Ungheria; rimanendo poi incerto se alluder volesse a qualcuno degli altri Montecuccoli ai quali or ora accennavamo. E così dicasi di quel passo delle Historie del mondo del Campana, ove si parla di un conte Montecuccoli che nel 1595 era a quelle guerre a capo di un reggimento di fanti e di alquanti cavalli; i quali ultimi è detto poi che erano archibugieri della Carniola, e che contribuirono a far battere i turchi a Sissek. Soggiungeva a questo luogo il Voltaire: “Quelli che hanno portato questo nome (Montecuccoli) sono stati destinati a combattere felicemente per la casa d’Austria”. Credo poi che nel racconto dello storico francese, se si riferisca a Galeotto, abbiasi ad intendere che comandasse egli un corpo speciale che non faceva parte dell’armata di Rodolfo, ma la coadiuvava fuor delle norme della milizia stanziale. Era Galeotto nel 1599 in Montecuccolo; e una lettera del conte Orazio Sacrati commissario allora (ossia governatore) della provincia del Frignano dice di lui: che trovandosi un giorno nel territorio di Sestola con un Pinotti di Monzone e un forestiere armati tutti di archibugi, in un tristo uomo s’avvennero nomato Domenico Filippucci da Montebonello, il quale alcun danno per avventura inferito aveva ai Montecuccoli o ai sudditi loro; e senza fargli motto con alquante archibugiate lo uccisero, ponendosi poscia in salvo nelle terre dai Pio possedute nel Frignano. Soggiungeva il Sacrati che quantunque uomo di mala vita fosse quel Filippucci, aveva egli nondimeno iniziato un processo contro gli uccisori di lui. Massimiliano Montecuccoli poi, che ricoverato aveva Galeotto in una sua casa, gl’impetrò facoltà di uscire dallo stato estense, e questi andò allora in Francia, non reputando per avventura