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alcuna che loro si offerisse, per recar pregiudicio ai diritti e alle sostanza del duca. Ma nel 1652 l’impedita effettuazione per parte della corte di Madrid dell’investitura di Correggio, dal Montecuccoli e dal Parenti ormai concordata coll’imperatore, e la scoperta di un carteggio dal quale apparve che gli spagnoli miravano ad occupar per sorpresa la fortezza di Brescello, e quella fors’anche di Modena, della quale cercarono far levare il disegno; indussero il duca a meditare nel suo segreto il modo di vendicarsi, coll’aiuto di Francia, delle offese ricevute. Ma era da aspettare il tempo opportuno a cotesta vendetta; e intanto dava opera a preparativi di guerra , de’ quali avendogli arrogantemente chiesto ragione gli spagnoli, egli pacatamente rispose ciò fare a difesa propria, in riguardo delle voci che correvano, del passaggio di truppe francesi avviate a Napoli. Nella quale condizione di cose, che condur doveva alle ostilità che funestarono poi il successivo anno 1655, è naturale che il duca Francesco come i documenti ci provano, avesse a bramare di aver presso di sé lo sperimentato capitano, del quale tanto si era giovato nell’altra guerra di che dicemmo più addietro. E da ciò le reiterate istanze fatte da Raimondo, affine di poter partire per Modena. E invero nessuna ragione ci è nota, per la quale il Montecuccoli, che dopo pochi mesi dovea venire colla regina in Italia, avesse a fare due volte quel non breve viaggio, se non era per obbedire a un cenno del suo principe naturale. Forse, in sulle prime, il duca non entrò ne’ particolari del servigio che da lui richiedeva; ma che non tardasse poi guari ad aprirsi seco più chiaramente, ne abbiamo documento in una lettera di esso duca, della quale rimane nell’archivio estense la minuta, ove è da lamentare non sia indicato il giorno in cui fu scritta, ma che senza fallo è da riferire allo scorcio del 1654. Da questa si ritrae, che alcune espressioni di un’altra lettera di lui avevano fatto pensare a Raimondo, che si ponesse in dubbio