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e le nuvole, senza che il sereno della sua cima ne sia punto contaminato. Ma perché io non saprei godere alcuna ora di consolazione senza possedere l’onore delle grazie di V. A. Ser.ma, mando queste umilissime linee a rinfrescarle la memoria della mia divozione et a supplicarla riverentemente di credermi di V. A. Ser.ma
Di Anversa li 22 settembre 1654.
Umiliss.mo devotiss.mo servitore R. C. Montecuccoli

La seconda lettera più sopra citata, non che un’altra di Raimondo, sono gli unici documenti da me veduti che ricordino la dimora di lui in Inghilterra, dove a lungo non si trattenne, avendosi una lettera sua scritta in Brusselles il 15 di novembre. Colà essendo stato da Cristina messo a parte della determinazion sua di rimanere qualche tempo ancora nel Belgio, e non volendo egli tardare più oltre, per le ragioni che esporremo, ad obbedire al cenno del suo sovrano che lo chiamava in Italia; fece disegno di andarvi da solo, chiedendone in Vienna l’assenso: il che se fatto non avesse di persona, diceva che per sicuro gli sarebbe stato negato. Pregava intanto per lettera il duca, acciò gli facesse scrivere dal marchese Massimiliano Montecuccoli, essere da urgenti affari di famiglia richiesta la sua presenza in patria: dal canto suo farebbe egli quanto umanamente fosse possibile per conseguire il suo scopo, e avviserebbe esso duca se avesse ad incontrare ostacoli. La lettera di Massimiliano gli sarà senza dubbio pervenuta; ma forse, pei romori di guerra in altra sua lettera accennati, la chiesta facoltà, e lo previde egli stesso, non gli venne concessa; e si rimase ancora dallo andare a Vienna. Il cinque di decembre scriveva da Brusselles, aver colà preceduto la regina per servirla nel solenne ingresso che designava fare in quella città, ed esprimeva la speranza che potesse ella offerirsi mediatrice di pace tra Francia e Spagna: ma quantunque una lettera di lei al Chanut faccia fede che quella pace molto fosse da lei desiderata, vediamo dalla medesima che nulla