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tare che non fosse nel vero il Boreel, ministro olandese in Francia, il quale in una sua lettera ricordata dall’Arckenholtz, parlando dell’offerta dall’imperatore fatta a Cristina, a quella vorrebbe attribuir il consenso da lei dato all’elezione del figlio di lui a re dei romani. Fu questo consenso, dice egli, ottenuto per opera di Pimentell e di Montecuccoli, il che se è vero pel primo, non lo è per l’altro, cui nessun documento ci prova andato in Svezia nel 1653. Parmi evidente, che il Boreel abbia posto in relazione tra loro due avvenimenti che si succedettero indipendenti l’uno dall’altro. Poté nondimeno aver chiesto Raimondo, nel precedente anno, per lettera il consentimento della regina all’elezione di Ferdinando.
Neppure credo s’abbia a prestar fede ad un signor Pique, in quel tempo ministro della Francia a Stokolm, ed avverso, come il suo governo, all’imperatore, quando nel narrare il fatto, realmente avvenuto poco innanzi che Cristina abbandonasse il trono svedese, dell’ostile procedere per ordine di lei del generale Königsmark contro Brema perché aveva mandato un deputato alla dieta dell’impero germanico, contro ciò che il trattato di Vestfalia disponeva; lo attribuisce ai consigli del Pimentell e del Montecuccoli, come se mirassero con ciò a somministrar pretesti all’imperatore per ricuperare le perdute provincie. Il Boreel or nominato asseriva invece, avere l’imperatore fatto dire a Cristina, che egli non s’opporrebbe se ella s’impadronisse di Brema. E si noti che qui di nuovo si trae in campo il Montecuccoli per un fatto accaduto quando non era presso Cristina; il che basterebbe a sparger dubbi sulla verità del medesimo, al quale non mostra neanche di prestar fede il diligente Arckenholtz. Del rimanente, questa controversia di Brema venne più tardi amichevolmente sopita dal re Carlo Gustavo. Raimondo riferì al suo principe naturale, quanto operò per distogliere Cristina dal proposito di scendere dal trono, e come tutto tornasse indarno, essendoché la lasciasse deliberata ad abdicare forse nel giugno, come appunto avvenne. “Convien sospendere, così egli, ogni giudizio su questa risoluzione”. In quella lettera veniva poscia lodando di gentilezza, di espe-