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[cap. i.] | montecuccoli e cristina di svezia. | 295 |
ratore, rispondeva che il partito era bello, ma che «rien ne pouvoit la charmer jusque là.» Che se non troncò tosto quelle pratiche, non aveva però avuto mai in animo di accettare quell’offerta, che più tardi essa chiamò ridicola, senza che se ne sappia vedere il perchè. Del rimanente, fin che fosse rimasta in Svezia, non le avrebbe permesso mai il senato di sposare cattolici. Ed aveva ella stessa dichiarato a quel tempo al principe Carlo Gustavo, figlio di una sorella del re Gustavo Adolfo, seco allevato fino dall’infanzia ed il solo che sinceramente lei abbia amato, che non altri che lui avrebbe ella sposato, se mai fosse giunta a superar la grande avversione che aveva pel matrimonio. La quale crede il diplomatico francese ora citato, che inspirata le fosse dai favoriti ch’ell’ebbe, e certamente poi da uno di essi, Magnus de la Gardie; il che afferma Chanut avergli ella stessa confessato, soggiungendo tanto essere allora avversa a maritarsi, che più presto avrebbe eletto la morte. Nè le onorevoli accoglienze ch’ebbe da lei il Montecuccoli, saranno da attribuire a codeste trattative, secondo parve al Wisther, ma piuttosto al grado che copriva di ambasciatore imperiale, alle qualità egregie di lui, e all’esser egli insin d’allora in istima di valente capitano, ed anche all’amicizia che aveva per lui il Pimentell, secondo opina l’Arckenholtz; il quale aggiunge, nessun ministro estero alla corte di Cristina aver goduto di tanto favore presso di lei, come questi due. E nel senso medesimo si espresse il Priorato che scrisse: essere egli stato accolto «con termini benigni, dichiarandosi ella molt’obbligata alla bontà di Cesare, dell’honore che gli (sic) faceva. Rispose alla lettera coi dovuti concetti, e rimandò questo cavaliere a Vienna colmo di contentezza». Di questa e dell’ammirazion sua per quella regal donna fanno testimonianza le lettere sue, ov’è detto: «che della regia aveva fatto un ateneo, e che poteva dirsi per tutti i capi un miracolo della Natura.» E invero i rari pregi pe’ quali andò celebrato quella famosa regina, posero nell’ombra i torti ch’ella pur ebbe, e che non poterono gli storici dissimulare.
Dalle cose insino ad ora discorse traggo argomento a repu-