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l’imperatore, che lei tentasse l’ambizione di diventare un giorno imperatrice. Il Lecomtes, che nel 1762 pubblicò a Stokolm una biografia di lei, aggiunge, essere stato Raimondo incaricato di procurar di ottenere il consenso di lei per quel matrimonio prima di proporlo al senato. Ma ritornando alla lettera del Wisther, troviamo che, dopo avere affermato favorisse il Pimentell quel progetto, come devoto ch’egli era a casa d’Austria, e voglioso di contrastare l’influenza francese alla corte; proseguiva dicendo: “E’ venuto qui da poco tempo un conte Montecuccoli italiano, che ha un comando nelle truppe dell’imperatore, e il quale è in favore della sua corte, per mandar innanzi, come si crede, questo affare con più vigore, ma con istruzioni segrete affinché non venisse l’affare a conoscenza del consiglio prima che fosse le buone intenzioni di S. M. per questa offerta confermate, l’imperatore sperando per mezzo di questa alleanza (se si fa) di ricuperare quanto ha perduto nelle ultime guerre di Germania. Questo conte è ricevuto con tutte le dimostrazioni esterne di rispetto, il che fa credere abbia la regina un gusto particolare per questo affare. Ieri gli dette un ballo per divertirlo, e lo fece cavaliere del nuovo ordine dell’amarante . Non avrei fatto menzione di ciò, se non fosse stato per far giudicare con più fondamento ciò ch’essa pensa di questo affare, pel favore ch’ella usa a chi è inviato per questo”. Diceva poi il Wisther, non credere che Cristina agisse da senno, ma cercasse solo conoscere ciò che pensassero il consiglio e la fazione palatina. E’ certo infatti che non inclinò mai né a quello né ad altro partito di nozze. Afferma Chanut, che essa, a chi le parlava di quelle proposte dell’impe-