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capo il duca, la quale affrontò quella d’Ippolito Bentivoglio, trovandosi contro Raimondo Vincenzo Scaruffi: le armi usate in quella giostra furono stocco, lancia, zagaglia e pistola. Molto fu l’abilità de’ giostratori commendata così dai principi, come da quanti e cittadini e forestieri a quella festa intervennero. Sarà poi a credere che con singolare compiacimento avranno gli arciduchi risguardato a quello de’ giostratori che, generale dell’imperatore, sapevano già lodato per senno e per valore. Ma poco poteva egli allora nella condizion d’animo in che si trovava, attendere a dimostrazione qualsiasi d’onore che fatta gli venisse, profonda essendo l’impressione lasciatagli dal doloroso avvenimento da noi raccontato. A questo per avventura si deve, se egli, che la poca libertà dalla condizion sua concessagli soleva usare per rivedere la patria, in questa una sola volta, e di sfuggita, avesse poscia a ritornare. Che se di ciò fare mostrò, come diremo, vivo desiderio nel 1654, certo è a supporre che a questo principalmente lo spronasse il dovere di obbedire alle istanze che per averlo seco alla guerra gli faceva allora il duca Francesco. Due volte lo vedremo tornare ancora in Italia; ma quantunque invitato a passare per Modena, se una volta accettò l’invito, sembra, come dicevamo, che breve tempo vi si trattenesse: la qual cosa parrebbe dare aspetto di maggiore verosimiglianza a questa congettura. Quando poi il volgere degli anni aveva infievolito il ricordo di quella funesta giornata, quelli tra i principi estensi coi quali in maggiori relazioni ebbe a trovarsi, erano mancati alla vita, ed egli, involto in gravissime guerre, e con crescente il peso degli anni, più non ebbe agio di uscire, se non per le imprese sue militari, dagli stati imperiali.
A Vienna intanto, secondo Nicolò Siri scriveva, era corsa voce, per opera forse degli emuli suoi, ché molti ei ne ebbe, foss’egli rimasto ferito giostrando, ed altri invece asserivano ciò essere avvenuto nel volersi interporre per dividere due combattenti. E’ probabile che, dopo il doloroso accidente occorsogli, Raimondo dovesse bramare di allontanarsi da Modena: non mi è noto però il giorno della sua partenza. Venti giorni dopo quello della