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era a quel tempo al Finale, tenendosi lontano dalla corte, contro il parere della quale aveva sposato, dopo molto contrasto, Ippolita figlia naturale di suo fratello Luigi . Faceva conoscere Raimondo in quella lettera il colloquio avuto con Borso, che lamentava le mortificazioni patite da cinque anni senza lagnarsi, asserendo che l’astenersi dall’intervenire a corte, da non altro procedeva, se non da rispetto pel duca, secondo si espresse: ma che ben s’era egli mosso quando eravi stato occasione di seguitare in guerra il suo sovrano. Facil cosa, del rimanente, l’errare per cagion d’amore; ma non reputava di aver errato, e confidava che, calmati nel duca i primi moti dell’animo “avrebbe trattato lui e chi gli apparteneva (cioè la moglie) nel modo proprio della sua bontà”. Invitava poi esso Raimondo a porre l’opera sua per la riunione degli animi e pel ben comune della casa d’Este. All’effetto prodotto dalla lettera di Borso ed agli espedienti che certo il Montecuccoli avrà tentato per tor di mezzo cotali dissidii, io stimo s’abbia ad ascrivere l’invito che allora ricevette Borso, di prender parte a quella giostra della quale siamo per tener parola, dove combatté a fronte del giovane primogenito del duca. A questo allude altra lettera di Raimondo al cardinal d’Este, ov’è detto che “il principe Alfonso inviterà a campo aperto il principe Borso, che accetterà l’invito, sperando trovarvi le convenienze delle sue soddisfazioni”.
Mentre era in Modena Raimondo, vi pervenne l’annunzio del passaggio degli arciduchi del Tirolo, Ferdinando, Carlo, Francesco, Sigismondo ed Anna Medici, avviati per la Toscana. In ventitré giorni riescì al duca di allestire, coll’opera del valente poeta Graziani e degli architetti Avanzini, Vigarani ed altri, quello spettacoloso torneo di cui or dicevamo, al quale più nobili modenesi presero parte, e tra essi il Montecuccoli che a questa giostra accennava nella lettera del 2 di marzo ora citata, come ad un progetto non ancora maturato. Convennero allora a Modena, oltre gli arciduchi, il duca e la duchessa di Mantova, e due principi