Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
lodata di bellezza che di valore, vedova di un cavaliere del toson d’oro, che altissimi offici aveva sostenuti. Perché poi la cosa non avesse effetto, non mi fu dato scoprirlo, essendo questa or riferita l’unica notizia che sia venuta a mia cognizione.
Il 20 di gennaio del 1652 annunziava il Siri al duca Francesco la partenza di Raimondo per Modena, soggiungendo correr voce lo spedisse l’imperatore ad indagare le cagioni che avevano indotto esso duca ad andare a Firenze. Io stimo che quella voce non avesse fondamento; ma se mai alcunché di vero fosse stato in essa, potrebbesi supporre che la corte di Vienna, sempre tenera, e talora anche troppo, degli interessi degli spagnoli, dubitasse che a Firenze in danno di loro alcuna cosa si tramasse dai francesi. Di quell’andata del duca in Toscana trovo menzione nelle carte del Frignano, ov’è notato che in cotal circostanza passò per Montese.
Una lettera che Giovan Pietro Codebò scriveva da Venezia il 3 di febbraio del 1652, avvisava che colà trovavasi allora Raimondo, e che lo si diceva venuto per tener compagnia ad una brigata d’amici suoi che intraprendevano un viaggio per l’Italia; e vi era chi pensava aspirasse a prender servigio nelle truppe della repubblica: cosa invero che mai non sarà passata per la mente a quel generale. Lo scopo vero, e forse unico che in quel viaggio si proponeva Raimondo, non altro era, a giudicio mio, se non quello di rivedere la patria, i parenti, il duca Francesco, e i principi estensi coi quali aveva militato in Germania e in Italia, e ancora di godersi gli spassi del famoso carneval di Venezia. Al principe Mattia scriveva egli il 2 di marzo da Modena, che, lasciata Vienna da un mese e mezzo, le feste del carnevale di Venezia e quelle di Mantova lo avevano insino allora intrattenuto, ed accennava poscia al desiderio che aveva di visitare più tardi esso principe Mattia a Firenze. In Modena trovò che nella famiglia estense certa discordia ferveva allora, della quale alcuni cenni ci porgono due lettere di lui. In una del 7 di marzo, diretta al cardinal Rinaldo fratello del duca e ad Alfonso principe ereditario, dava conto di una visita da lui fatta al principe Borso d’Este già per noi nominato, il quale