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l’archivio della famiglia Montecuccoli Laderchi, trovo annoverata una patente imperiale del 10 di gennaio di quest’anno 1650 che conferiva a Raimondo il grado di maresciallo generale di fanteria e cavalleria, e mastro di campo di cavalleria; e ben mi duole non aver io veduta quella patente per poterne rettificare il titolo non ben riprodotto, e la data che non credo genuina, tanto più perché il 10 di gennaio Raimondo era tuttavia assente dagli stati imperiali. Agli altri generali che rimasero al servizio, fu dato, come si ha da lettera di Raimondo, qualche compenso per la diminuzione delle paghe. Erano concorsi a Vienna in tanto numero gli ufficiali per chiedervi sussidii, che l’imperatore, per trarsi d’impaccio, se n’andò alle caccie di Ebersdorf. La pace, del rimanente, aveva posti tutti in allegria. “Le caccie, scriveva Montecuccoli, le comedie e il giuoco fra le donne, sono addesso il passatempo di questo cielo: e so (così seguitava), che costì, a Firenze, si godono tutte queste cose in maggior perfezione, e con l’aggiunta di qualche altro più regolato divertimento”. In altra lettera diceva poi: “Il carnevale (in Vienna) va allegramente, domani si corre alla quintana di notte in maschera, dopo che si faranno giuocar molti fuochi d’artifizio, poi si fingeranno le nozze de’ villani, nelle quali concorreranno le principali dame e principali cavaglieri travestiti in abito contadinesco” (lettera del 2 di febbraio 1651).
Nel 1651 andava ministro estense a Vienna Niccolò Siri che, al pari del Parenti, faceva capo al Montecuccoli per quanto avea tratto agli affari del duca; e così un Pietro Panicali, più specialmente incaricato degli interminabili affari di Correggio. Di un assalto di catarro che colse Raimondo dopo una mascherata alla quale prese parte con dame e cavalieri della corte, fa menzione il Siri in una lettera del 25 di febbraio, annunziando poscia il 4 di marzo la guarigione di lui. In agosto lo diceva intervenuto ad un gran banchetto col quale l’imperatore festeggiava il felice parto della regina di Spagna. Trovavasi tuttavia in Vienna a quel tempo il Torresini da noi giù ricordato, che il 22 di luglio di quell’anno scriveva al duca di Modena, essere Raimondo per concludere matrimonio con una Kevenhüller, dama non men