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pare all’imperatore che, “cessate le gelosie dalle quali ebbe impulso la guerra”, esso duca s’era pacificato col re di Spagna. Doveva al tempo medesimo porre Raimondo in buon aspetto alla corte di Vienna le cose di lui, significando che sempre, durante la guerra, aveva mantenuto fedelmente quelle convenzioni che l’univano all’impero. Il duca gli mandava una lettera diretta a quel monarca non però suggellata, acciò ne prendesse cognizione. Rispondeva esso il 26 di marzo da Presburgo ove trovavasi: aver fatto comprendere a S. M. l’imperatore (che era allora appunto in Ungheria), i motivi che già avevano indotto esso duca a prendere le armi contro la Spagna, essere stati “ombre e sospetti per le ragioni di Correggio”. Intorno a codesto principato fece allora il duca Francesco un accordo con don Maurizio da Correggio che i diritti suoi gli cedeva, e spedì a Vienna per ottenergli l’investitura don Giovanni Parenti benedettino, del quale ci rimane la corrispondenza nell’archivio di stato già degli Estensi; e da questa si ritrae che, secondo eragli stato commesso, nelle trattative coi ministri si attenne fedelmente ai consigli di Raimondo, dell’opera del quale all’opportunità si valeva. Intorno a codesto negozio dell’investitura corrispondeva poi il duca anche col Montecuccoli, al quale era stato consegnato un esemplare della cifra segreta. E perché era riescito al duca di ottenere dai ministri spagnoli una lettera pel marchese di Castelrodrigo, ambasciatore di Spagna a Vienna, nella quale a lui si ordinava di concorrere alla spedizione di quella investitura, la mandò il duca al Montecuccoli a sigillo levato, acciò la leggesse innanzi di consegnarla. Se non che non rispose il superbo marchese, avverso agli Estensi e onnipotente allora alla corte viennese, sostenuto, come sapevasi, dal ministro Auersperg ch’era tutta cosa sua, entrambi più tardi umiliati dall’imperator Leopoldo, secondo narra in Nani nunzio veneto. E neppure desisté dall’opposizione sua, avvalorata forse da segreti contrordini della sua corte. Le quali contrarietà furono stimolo al duca per ritornare, secondo diremo, all’alleanza di Francia. Durante le trattative, accadde che a quel monaco venisse a mancare il