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rola dello spingere un esercito contro un corpo debole, si legge: “Così furono battuti alcuni reggimenti svedesi presso Daskau in Baviera l’anno 1648” (lib. I, cap. VI). Di questa ben riescita sorpresa scriveva Raimondo il 12 di ottobre al principe Mattia, che i nemici erano in numero di oltre mille, e che furono presi prigionieri seicento di loro con molti ufficiali, e conquistati altresì quattro stendardi. E da questo fatto derivò, a giudicio di lui, l’improvvisa partenza degli svedesi avvenuta nella notte seguente, loro tenendo dietro gl’imperiali così affrettatamente, che non ebber tempo di respirare, per usar le parole del Montecuccoli stesso. Molti della retroguardia caddero pertanto in mano loro. Finalmente colle truppe stanche e sminuite di numero, Wrangel e Turenna, poco prima vittoriosi e baldi, passarono il Lech e il Danubio, sgombrando la Baviera, ove loro non rimase se non il forte di Rhain, come dalla lettera ora citata di Raimondo, che la scrisse dal campo imperiale a Rosenmark, ci vien riferito.
Tolto per tal modo di pena l’elettore di Baviera, ebbe agio Piccolomini di prendere la via della Boemia, ove già era accorso Buchaim in aiuto di altri due valorosi generali italiani, Colloredo e Conti; i quali con molto vigore combattendo, e col fare eseguire il Conti, peritissimo di queste cose, sempre nuove fortificazioni in luogo di quelle che il cannone nemico e le mine atterravano, avevano impedito al Königsmark l’acquisto di quella parte di Praga ch’era rimasta agli imperiali. Buchaim nonpertanto, in una sortita ch’ei fece con seicento cavalli, restò con altri ufficiali prigioniero del nemico.
Codesti fatti di Praga, che recarono a generali italiani nuova gloria, valsero a tor di mezzo i dissidii diplomatici che avevano intralciato insino allora il corso de’ negoziati per la pace memorabile che fu detta di Vestfalia, e ne accelerarono la conclusione ch’ebbe luogo il 24 di ottobre di quell’anno 1648 a Münster. Del qual evento fortunato ricevé notizia Piccolomini il 27 di quel mese, allorquando, come scrisse Raimondo al principe toscano da noi nominato, plenipotenziarii cesarei vennero al campo di lui a far cessare le ostilità, non tardando poi guari