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quadri raccolta da Rodolfo imperatore; e ve n’erano alcuni del Correggio, dai quali la giovinetta Cristina di Svezia, per bizzarria, fece tagliar le teste per inchiodarle sopra tappeti. Duecento cinquanta di quei quadri passarono, al dire di Winckelmann, alla galleria del duca d’Orléans . Il Piccolomini disegnò tosto di ricuperare quella porzione di Praga levandosi dalla Baviera; ma perché giusta cagion di lamento ne avrebbe avuto quell’elettore, non volle l’imperatore consentire che di là per allora ei si partisse; ond’è che continuasse quel generale a combattere i nemici che gli stavano a fronte. Pensò da prima di circuire il campo loro ch’era a Dingelfinden, per aver libero poscia un buon polso de’ suoi soldati da mandare in Boemia. Fatto a tal uopo riconoscere il luogo dal Montecuccoli che aveva il comando de’ cavalli, procedé l’esercito imperiale a Meiningen: dette poscia l’assalto ad un fortino fatto erigere da Wrangel; e conquistatolo dopo un combattimento durato tre ore e tagliandovi a pezzi, come Raimondo scrive, 200 francesi, costrinse gli alleati a rinchiudersi nel campo loro: il che, secondo alcuni, era appunto il suo scopo. Montecuccoli afferma per altro che s’intendeva sforzarli a venire a battaglia ch’essi non accettarono, benché entro il lor campo fossero penetrati gl’imperiali. Debole però ed inesperta essendo la cavalleria della quale poteva il Piccolomini disporre, e forte invece e veterana quella dell’avversario, non poté impedir quel generale che frequenti sortite dal campo loro facessero i collegati, e che riportassero parziali vantaggi nelle scaramuccie che allora vi furono. Il 17 di agosto, deciso a trarli finalmente a battaglia, dispose Piccolomini che il Montecuccoli sulla destra e Jean de Werth sulla sinistra attaccassero tutti i corpi di guardia del campo, seguitandoli egli colle altre sue truppe .