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freno, al modo che usavano i francesi colle truppe di Svezia, perché essi bavari temevano che l’imperatore, divenuto troppo potente, non fosse per porre ostacolo alla pace ormai da tutti desiderata. Ad ogni modo, il Milander avrebbe dovuto tentar d’impedire agli svedesi, più deboli di lui e già battuti a Triebel, che raggiunger potessero i francesi nel Lussemburgo, come poi in effetto riuscirono con inestimabil danno degli imperiali; ma più opportuno sembrogli il dar corso ad un malvagio suo progetto che da tempo andava maturando: mostrarsi cioè nell’Assia, patria sua com’io credo, e per la quale aveva militato, a capo di un esercito imperiale, e metterla a ferro e a fuoco per vendicare non so che torti, che dalla langravia diceva aver ricevuti. E la cosa riescì da prima a norma de’ suoi desiderii. Richiese egli tosto colà, con minaccie di saccheggio, una contribuzione mensile di centomila fiorini , e, senz’altro attendere, mandò il Montecuccoli a dare, secondo il Priorato si esprime, un improvviso allarme a Cassel con tremila cavalli. E noi amiamo pensare che di mal animo avrà obbedito all’ordine che gli fu dato, di saccheggiare tre villaggi presso la città, e di abbruciare quello di Bettendorf. E ben poté egli prevedere, che le devastazioni commesse dal Milander e là e nella Franconia ove per disperato, mancandogli i viveri, ritrar si dovette, sarebbero tornate in danno delle stesse truppe imperiali, le quali infatti per poco non ebbero allora a perir di fame. Né poi ottenne Milander lo scopo che si proponeva di umiliare la langravia; la quale dagli storici alemanni e dal Siri ebbe lodi per l’eroismo di che diede prova durante la guerra dei trent’anni, e perché non mai si lasciò indurre ad accettare proposta alcuna da chi aveva disertato le sue bandiere, quelle neppure che a scampo della persona sua le venne facendo .
Presero gl’imperiali la città di Marburg, ma non poterono