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feudatario di Polinago, e di Anna della linea de’ Montecuccoli dimorante in Ferrara; fratello esso di Massimiliano, maggiordomo della prima moglie del duca Francesco I. Di codesto frate scrisse la vita il P. Zaccaria Barberi (che nel 1667 la dedicò al generale Raimondo) lodandolo per austerità di vita e per facondia nel predicare ; ond’è che era stato assunto alla maggior dignità del suo ordine, e fu poi giudicato esser egli morto in concetto di santità. Due nipoti di lui che assistettero alla sua morte, fecero risoluzione subitanea di entrare nell’ordine monastico nel quale gran parte della sua vita aveva egli trascorsa. Di Francesco Montecuccoli, uno di loro, ci rimane la lettera al duca con cui scusavasi se, per vestir l’abito francescano non aveva atteso, come avrebbe dovuto trovandosi al servigio suo, il consenso di lui.
Dalla Boemia frattanto dava notizia Raimondo dei movimenti delle truppe, così degli imperiali come degli svedesi, cagionati dalla mancanza or dei viveri or dei foraggi; e diceva, che se stavano gli svedesi attendendo duemila cavalli che loro mandar doveva Königsmark, ben maggior rinforzo sarebbe venuto agli imperiali dalla congiunzione che speravano colle truppe bavare, e che loro avrebbe fatto facoltà di liberare da stranieri la Boemia. Questa congiunzione tuttavia non accadde se non un mese dopo che ebbe Raimondo scritta quella lettera, cioè il 21 di ottobre, compiuti che furono i preliminari di quegli accordi. Erano i bavari in numero di sette od ottomila. Si fece allora Raimondo a proporre, che colla cavalleria rapidamente si procedesse per impedire a Wrangel di riparare ai monti boemi. Plaudirono tutti all’opportuna proposta; ma allorquando si fu per metterla in atto, rimase in tronco, perché sorsero gare di precedenza tra Milander comandante degli imperiali, e Gronsfeld generale de’ bavari, e subito dopo le minaccie de’ ministri francesi contro questi ultimi se osassero procedere più oltre, sicché negarono poi di mettersi a quell’impresa. E qui nota lo Schiller, che i bavari ambivano d’imporsi agli imperiali e di tenerli a