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truppe sue e di Francia su quel di Cremona; il conquisto della qual città non si poté condurre a compimento, sì per l’indisciplina de’ soldati, come ancora per la poca energia adoperatavi dai generali francesi, perché quell’impresa tornar doveva di utilità al solo duca di Modena, al quale in compenso delle spese incontrate sarebbe rimasta quella città. Nei piccoli fatti d’arme che resero difficile la ritirata, fu lievemente ferito in una gamba il conte Alfonso Montecuccoli, che dagli offici diplomatici era ritornato alla professione sua di soldato . E grave fu il pericolo da lui corso, essendogli stato ucciso al fianco il suo cornetta. Anche i Pegolotti, de’ quali fu parlato allorché dicemmo della guerra di Castro, vi perdettero uno di loro, che vi copriva il grado di sergente generale di battaglia. Trovavasi al campo anche il marchese G. Battista, primogenito del marchese Francesco già per noi nominato, con grado di capitano delle corazze; e a lui probabilmente va riferito un passo di una lettera di Francesco Carletti, che era uomo d’affari di monsignor Paolo Coccapani vescovo di Reggio. A nome di lui mandava il Carletti alla famiglia Coccapani in Modena una memoria che diceva: “Il marchese Montecuccoli e il conte F. si erano sfidati in duello. Ma non sono lasciati andare innanzi”. Anche i francesi del maresciallo Noailles toccarono una sconfitta a Bozzolo, ed il duca Francesco, che si fece largo co’ suoi soldati di mezzo a due corpi di spagnoli, a stento riuscì a proteggere la loro ritirata. Torna poi superfluo il notare a questo luogo che nuovi importabili aggravii recò anche questa guerra ai sudditi estensi. Delle rimostranze che per questo vennero fatte al duca dagli uomini di Montecuccolo, è documento nell’archivio di stato in Modena. E qui, prima di rifarci a dire del nostro gran capitano, non ci pare di dover tacere di un parente suo, venuto a morte in Sassuolo l’anno seguente a quello di cui ci occupiamo: intendo del cappuccino Antonio, figlio del conte Ferrante Montecuccoli