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A questa nuova richiesta di congedo porse motivo una lettera scritta il 23 di agosto e da lui allora ricevuta, per la quale il duca di Modena, con proposte di singolari onorificenze, lo chiamava presso di sé, dichiarando “che in caso di ripulsa resterà con poca soddisfazione trattandosi di una negativa impropria e non dovuta”. Ma il duca ebbe senz’altro ad accettare per buone le prove ch’ei gli porse, del desiderio suo di obbedire al comando ricevuto, e quelle degli sforzi da lui fatti per ottenere un congedo che sempre venivagli negato. Vediamo infatti non venuto meno nel principe l’antico affetto pel suddito insigne, dell’opera del quale continuò a valersi per quanto occorrer gli poteva in Germania. E’ nell’archivio di stato in Modena la minuta di una lettera senza data, ma certamente di quest’epoca, colla quale, per mezzo di un ministro, Raimondo veniva incaricato dal duca “di un negozio di cui non può essere più viva la premura, né più gelosa la confidenza”. Doveva cioè rappresentare all’imperatore, uno per uno, gli aggravii dai ministri spagnoli di Milano recati alla casa d’Este; come per opera di loro non avessero potuto condursi a termine quegli accordi de’ quali dicemmo trattasse a Vienna il conte Alfonso, e come da cotal cagione fosse di necessità derivato che l’animo di lui si alienasse dagli spagnoli, e per questo avesse ceduto alle istanze, e anche alle minaccie della Francia, accettando il comando delle truppe di quella nazione in Italia: avvertisse però Raimondo l’imperatore, che si era stipulato non mai avrebbe il duca portato le armi contro gli stati imperiali. Le quali ragioni sappiamo che a bastanza efficaci furono giudicate a Vienna, e tanto più che Raimondo fu altresì incaricato di far presente all’imperatore, quanto ad esso tornar dovesse più utile che le conquiste da farsi in Lombardia cadessero, anzi che in mano de’ francesi, in quelle dei duchi di Savoia e di Modena, fedeli alleati della casa imperiale.

Nel novembre fu dato a Raimondo l’altro onorevole incarico di partecipare all’imperatore il matrimonio del duca con Vittoria Farnese, sorella della defunta sua moglie. Era esso allora tornato in Modena dopo la prima spedizione fatta con