Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/291

l’uopo, la sera o sul mezzogiorno, “quando la gente è a foraggio”; e reca questo esempio: “Sul meriggio assaltarono gli imperiali il campo svedese a Tribol in Boemia l’anno 1647 con felicissimo successo”. Mandò poi egli stesso una relazione di quella battaglia al principe De’ Medici, la quale non è a mia cognizione che sia giunta fino a noi, e che nel seguente brano della lettera che l’accompagnava, si trova compendiata: “Alli 22 s’entrò improvvisamente con 4 mila cavalli dentro al suo campo, e se gli tagliarono a pezzi da 1500 huomini”. Il giorno precedente erano stati tolti al nemico quattro piccoli pezzi di cannone, come nella lettera stessa si legge.

Stupende prove di valore fece in quella battaglia Raimondo, rovesciando, come scrisse Basnage, quanto gli si parava dinanzi. Ebb’egli un cavallo ucciso sotto di sé, e si trovò anche per più di un’ora con un solo drappello de’ suoi in mezzo ai nemici. Apertasi col ferro la via, e riunitosi all’ala sinistra dell’esercito, cercò entrare con essa nelle trincee del nemico; ma la profondità dei fossati pieni d’acqua gli fece ostacolo. Ampia testimonianza del valore in quella battaglia dimostrato dal Montecuccoli, secondo avvisa il Torresini, ebbero a fare quanti ad essa presero parte. Si ritrasse allora il Wrangel più addietro in luoghi muniti, come scrisse Priorato, col pensiero di prender poscia altra via per penetrare più addentro nella Boemia; gli tenne dietro Milander, ma poi si fermò a Raconitz. Il Siri racconta invece che fossero gl’imperiali quelli che si ritrassero.

Poco dopo la battaglia di Triebel reiterò Raimondo all’imperatore in Pilsen le istanze, perché gli fosse finalmente conceduto di andare in Italia: e questa volta l’asprezza del rifiuto ch’egli ebbe, fu almeno mitigato da una provvisione di ventimila fiorini sulle rendite della Stiria, e dalla promessa che l’accrescimento di grado al quale aveva diritto, non gli sarebbe ritardato a lungo; ed anzi tien parola il Priorato di un breve imperiale che lui nominava generale di cavalleria, questo però aggiungendo, che “non ne seguì la pubblica dichiarazione che l’anno 1648”.