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Dopo due mesi di poco fruttuosi campeggiamenti, l’esercito imperiale si era ritirato da Egra; allorquando al nuovo generale venne fatto di compiere una buona impresa il 22 di agosto, approfittando della circostanza che trovavasi allora l’esercito nemico spartito in due campi non prossimi tra loro. Fu questa la battaglia di Triebel in Boemia, la quale, mercé il valore di Montecuccoli e di Jean de Werth, finì colla vittoria delle armi imperiali. E noi diremo di questo fatto d’arme, valendoci della relazione mandata al duca di Modena dal Torresini, che si estende a molte cose particolari non accennate nelle sue storie dal Siri, e che fu ricavata dal dispaccio ufficiale venuto da Pilsen, secondo da lui fu avvertito. Narra egli adunque, che il 22 di agosto (1647) allo spuntar del giorno, essendo sortita dalle trincee la maggior parte della cavalleria imperiale, comandanti dell’ala destra Jean de Werth e della sinistra Montecuccoli, i due corpi, protetti dai boschi, si avanzarono fino ad un tiro di moschetto dal campo nemico. Uscirono allora contro di essi sedici squadroni di cavalli svedesi. Finsero gl’imperiali di ritirarsi, e per tale stratagemma trassero il nemico che li inseguiva, fin presso al luogo occupato dalle fanterie, a capo delle quali era Milander. Ne sorte un’accanita zuffa, che, durata tre ore, finì colla ritirata degli svedesi, mille de’ loro essendo rimasti uccisi, mille feriti e duecento prigionieri: tredici stendardi (20 dice Siri) rimasero trofeo de’ vincitori. Di questi restarono trecento sul campo, col colonnello del reggimento di corazze del Montecuccoli (o il tenente colonnello secondo scrisse Torresini), che il Siri aggiunge fosse un conte Ghisl. Tra i feriti era il colonnello Piccolomini, nipote pur esso del rinomato generale. Mille e cinquecento uomini disse il Siri aver perduto gli svedesi con molti ufficiali; e tra questi quell’Helm Wrangel, del quale poc’anzi dicevamo. Divide egli questa battaglia in due fazioni, nella seconda delle quali Milander e Jean de Werth avrebbero assalita la cavalleria nemica quando questa, credendo ogni cosa terminata, aveva dissellati i cavalli: e ciò sembra dal Montecuccoli confermarsi dove, parlando negli Aforismi delle sorprese da farsi al nemico, dice doversi scegliere le ore più opportune al-