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sione” ch’era nell’aule ministeriali, lo facevano certo di avere a trovarsi colà con poco seguito, le fatiche durate nell’ultima e così lunga campagna gli avevano infievolita la salute, e gli era mestieri a quel tempo di attendere a risanarsi. Gli avvenne pertanto di dover rimanere in Vienna per farsi trar sangue, e di passare quindi a Baden, ove per venti giorni s’intrattenne ricevendo molto giovamento da quelle acque minerali. Di là richiamollo l’imperatore perché andasse ad incontrare a Praga le sue truppe provenienti dalla Slesia, e gliele conducesse a Pilsen, dove sotto il comando proprio radunava egli un esercito di venticinque mila uomini. Aveva designato l’imperatore di muovere con quella gente al soccorso di Egra; ma il vecchio general Slick, presidente allora del consiglio di guerra, ad evitare il danno che alle terre sue proprie sarebbe derivato dal passaggio dell’esercito, così lungo cammino gli prescrisse, che quando pur giunse presso Egra, quella piazza, quantunque dal colonnello Paradisi che la comandava fin che gli fu possibile con grande ardimento difesa, era già caduta il 17 di luglio in potere di Wrangel . Lasciò liberi quel generale gli ufficiali, e incorporò i soldati (18 compagnie di fanteria e di cavalleria) nell’esercito suo, come già poco innanzi aveva fatto di quelli di Sweinfurth da lui occupato. Cercò poscia l’imperatore, come si legge in una lettera di Montecuccoli, di trarre a battaglia il nemico, assalendo il castello di Falkenau a tre leghe da Egra; ma si mutava d’un tratto a quel tempo la condizione de’ guerreggianti. L’essersi il Turenna allontanato dall’esercito svedese per la consueta altalena del Mazzarino, il quale non volendo forti gli alleati suoi, li soccorreva se deboli, e li abbandonava se per vittorie o conquiste si afforzassero; e l’avere la Baviera, contro i patti convenuti,