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altri generali che, morto Galasso ed assente Piccolomini, militavano allora per l’impero. Lo stesso Menzel che tra gl’italiani al solo Montecuccoli rende giustizia intera, lasciò scritto, che ai vecchi eroi degli eserciti imperiali, tra i quali almeno questa volta annovera Galasso e Piccolomini tanto da lui altrove vilipesi, si preparava un successore nel giovane Montecuccoli, che allora appunto si era bene diportato in Slesia. E qui riferiremo due fatti da quello storico riportati in nota, che sono da aggiungere a quelli da noi narrati: l’essersi cioè Raimondo impadronito del castello di Fürstenstein cogliendo l’occasione di una sortita della guarnigione per far prede, e l’aver battuto in aperta campagna il presidio di Münsterberg, uscitone allo scopo medesimo. Ai generali che dicevamo nominati dal Torresini come i migliori, si aggiunse non guari appresso Jean de Werth. A lui, con violazione di una promessa fatta a Raimondo per ritenerlo nell’esercito imperiale, fu nel luglio del 1647 conceduto quel grado di generale di cavalleria che al nostro italiano spettava: e con che amarezza dell’animo suo è agevole l’immaginare, tanto più se si pensi che l’onore compartito al De Werth era premio a un tradimento. Infatti egli, generale dell’elettore di Baviera, per istigazione dell’imperatore, e confortato da amplissime assoluzioni mandategli dai gesuiti, s’era posto a capo di una trama di ufficiali bavari, per la quale avrebbero dovuto le truppe, abbandonando l’elettore che volea serbarsi neutrale, passare al campo imperiale: e questa trama fu poi sventata dagli stessi soldati. Confiscò allora l’elettore i beni del fuggitivo generale, quelli cioè che la sua spada gli aveva provveduto, essendoché fosse egli nato, come dicemmo già, d’un povero contadino vallone; e confiscò altresì quelli del general Spork, che fu pur esso in origine un contadino della Vestfalia, e che finì col procacciarsi, se il vero scrisse il conte Magalotti ministro di Toscana a Vienna, una rendita annua di 50.000 fiorini. Grossi premii furono banditi a chi li arrestasse e li ponesse in poter dell’elettore, che probabilmente ad essi serbava la sorte toccata a Wallenstein. Se non che non tardò poi guari egli stesso, siccome avremo a dire, a venir meno ai patti della tregua convenuta coi francesi.