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inutile interamente l’opera sua. Ma tutto fu indarno; ed il conte Alfonso s’avvide che assai difficile impresa aveva alle mani, come tosto il principe Gonzaga, allora in Vienna, informandolo delle disastrose condizioni delle cose dell’impero a quel tempo, gli dichiarò che non poteva l’imperatore privarsi di un così riputato generale qual era il Montecuccoli. E invero l’elettore di Baviera, unico alleato rimasto all’imperatore, cui insino allora aveva fornito il maggior nucleo di soldati e alquanti de’ migliori generali, stanco di dover sostenere il peso più grave della guerra, ed avendo ancora ad ogni tratto i nemici a guastargli il territorio, quando per negligenza dell’arciduca Leopoldo i francesi trovarono aperta la via per invadergli un’altra volta lo stato, s’indusse ad acconciarsi con loro mercé il trattato di Ulm sottoscritto nel novembre del 1646, accettando i duri patti che Turenna gl’impose, e promettendo serbarsi neutrale. Lunghe pertanto e da continui ostacoli intralciate furono le pratiche delle quali era incaricato il conte Alfonso; che finalmente, non potendo meglio, s’industriò perché fosse almeno mandato Raimondo in officio di ambasciatore al duca di Modena, per le vertenze ch’erano allora tra esso e il papa, a toglier le quali l’imperatore pareva inclinato ad offerirsi mediatore. L’arciduca, per affezione al Montecuccoli, consigliò invero che si facesse pago il desiderio di lui, e lo stesso per diversa cagione facevano gl’invidi della gloria sua; ma d’altro lato l’imperatore e gli spagnoli, potenti alla sua corte, ben conoscendo il danno che dalla mancanza di un così esperto capitano sarebbe derivato all’esercito, non volevano si parlasse di concedergli il chiesto congedo definitivo. Aggiungasi che i ministri di Spagna, secondo scriveva da Madrid il conte Andrea Montecuccoli, feudatario di Renno, colà inviato dal duca di Modena, gravi sospetti nudrivano che stesse quest’ultimo trattando, come in effetto accadeva, di passare al partito di Francia: e di questi sospetti partecipavano ancora i ministri imperiali; ond’è che dovevano impedire che a lui s’unisse il Montecuccoli. Non mancarono anzi di lamentarsi di questi progetti del duca i ministri imperiali col conte Alfonso; e, a stornarli, facevano prof-