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cavalleria, che, varcando il Danubio a Straubing in Baviera, conduceva all’arciduca, allora nel Palatinato. Durante questa sua marcia, scriveva Raimondo al principe di Toscana, essere intenzione dell’arciduca di passare il Danubio a Straubing e dar battaglia al nemico, che già aveva occupato Rhain e faceva gran progressi in Baviera, come ne farebbe Wittemberg in Slesia, ora che non troverebbe più opposizione: soggiungeva però che, se si potesse battere l’esercito principale, le altre partite si aggiusterebbero facilmente. Ma l’arciduca aveva agito di suo capo chiamando le truppe di Slesia; ond’è che l’imperatore all’intender questo abbandono di una sua provincia ad intera discrezion del nemico, montò in furore, ed una veemente lettera piena di rimproveri spedì all’arciduca, e un ordine al Montecuccoli di ritornar tosto in Slesia. Non volle l’arciduca obbedire al comando imperiale, ed ingiunse al Montecuccoli di non muoversi, scrivendo egli intanto all’imperatore, voler dare entro quindici giorni una battaglia, e non poter fidare pel buon successo della medesima se non sul Montecuccoli, di poca utilità reputando l’opera degli altri generali. Ma nuovi rimproveri gli giunsero dall’imperatore, coll’iterata ingiunzione di lasciar partire il Montecuccoli, al quale alcuni reggimenti manderebbe egli poiché fosse arrivato in Slesia; ogni resistenza diveniva dunque impossibile. Rifece pertanto Raimondo la via per la quale era venuto. Il 12 di ottobre era a Koenigsaal in Boemia, raccogliendo qua e colà alcuni drappelli di soldati da unire ai suoi. Ma poiché nella Slesia, secondo scrisse il Gazzotti, le cose degl’imperiali erano per la sua assenza venute in basso, e v’era altresì stato battuto il Pompei, come si ha ancora da lettera di Raimondo, il quale tuttavia non nomina il comandante di tre reggimenti che dice essere stati allora sconfitti; se egli vi volle entrare, gli fu mestieri affrontare la cavalleria contro di lui mandata dal Wittemberg, il quale, acciò con più celerità procedesse, aveva lasciato l’artiglieria e i fanti a Dobruska. Poté nondimeno il Montecuccoli aver sotto mano gente bastevole per sostare, come fece, a Tabor, ove il dì 17 riunì tutti i suoi soldati, per attender colà il rinforzo