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luogo loro gl’imperiali guidati dall’arciduca Leopoldo, che altri duemila cavalli levò allora dal piccolo esercito del Montecuccoli: ma neppur essi, per la cagione medesima, durar vi poterono a lungo. L’elettore di Baviera, che nella permanenza di quegli alleati ne’ suoi dominii trovava una garanzia contro un ritorno offensivo degli svedesi, della risoluzione presa dall’arciduca amaramente si dolse con lui stesso, giungendo persino a dirgli che null’altro sapeva egli fare, se non finire di rovinarlo. Di questo procedere dell’elettore adontatosi Leopoldo, fece proposito di non più voler combattere in Germania, e all’imperatore chiese facoltà di poter accettare il governo de’ Paesi Bassi, offertogli col comando delle truppe spagnole in quelle parti dal re di Spagna, il quale non altrimenti sperava poter quetare le discordie tra’ suoi generali, che ricusavano obbedienza al Piccolomini, lor comandante supremo. Indicò l’arciduca il Galasso, come il più opportuno per succedergli nel comando dell’esercito; ma la gelosia de’ ministri imperiali, secondo si esprime il Priorato, fece che gli venisse sostituito il Lobkowitz. Io stimo per altro, che prendesse errore il Priorato, riferendo come avvenuto ciò che sarà stato solamente proposto, perché il comando dell’esercito allora fu preso veramente dal Galasso, benché a mal termine ridotto dal male della pietra, dal quale fu tratto in breve al sepolcro; e lo stesso Priorato, nella Vita ch’ei scrisse di quel rinomato capitano, dice appunto che da Trento sua patria, ove pensava godere il riposo dovuto alle lunghe sue fatiche, fu chiamato alla suprema direzione delle truppe imperiali. E in altro luogo trovo invece notato che, non da Trento, ma da Vienna, non ben ancora risanato dalle febbri, partisse il Galasso pel campo. Continuò l’arciduca nondimeno per qualche tempo ancora ad esercitare l’officio di generale supremo. Durante i trattati che dicemmo, egli trovavasi a Vezlar, non senza speranza di potere con fortuna affrontar Wrangel che gli era presso: quand’ecco, il 10 di agosto, venire a congiungersi agli svedesi il Turenna così a lungo da essi aspettato; il quale, avendo ordine di andare in Fiandra, di proprio moto,