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tanto più che gli era di suprema necessità l’averlo al suo fianco se a guerra veramente si avesse a venire. Checché ne sia di questo, non avendo allora Raimondo se non brevissimo il tempo del suo congedo, gli sarà stato mestieri differire a maggior agio ogni ulteriore risoluzione. Partiva egli pertanto circa il 18 di marzo da Modena, né mi è noto se in Vienna si fermasse, imperocché i ragguagli che intorno a lui ci porge il Torresini, non ricominciano se non col 20 di maggio.


Capitolo VI

Fine della guerra dei trent’anni

Mentre trovavasi Raimondo in Modena, l’arciduca teneva dietro a Wrangel, il quale celermente procedeva verso gli stati ereditarii di casa d’Austria, che aveva in animo d’invadere se gli venisse fatto di trarre Turenna a secondarlo, non ostante le note gelosie del Mazzarino. Al Montecuccoli intanto, al suo giungere dall’Italia, veniva affidato il comando della Slesia con facoltà di fare ciò che meglio tornasse opportuno a salvezza di quella provincia e della Boemia, entrando nel qual regno gli sarebbero sottoposte anche le truppe che colà si trovavano. Il Priorato, nella Vita di Ferdinando III, c’informa che con Raimondo era quel colonnello Capaun da noi nominato, da cui non guari dopo fu presa la città d’Igla, e che la prima terra di Slesia dove entrambi presero stanza, nomavasi Brix sull’Oder, ossia Brieg, come la disse il Torresini. Era già nella Slesia il general svedese Wittemberg con cinque o sei mila cavalli, con fanterie e 13 cannoni, e buone posizioni vi avea preso, in quelle aspettando altre truppe colle quali doveva proceder verso il Danubio. Un piccolo esercito si venne tosto formando Raimondo coi due reggimenti di cavalli datigli dall’arciduca, e colle genti che trasse dalla Boemia, e lo passò in rassegna a Braunau, sui confini della Slesia e della