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che nuovi tentativi avrà fatto il duca per indurlo ad abbandonare il servizio imperiale, e a porre stabile dimora in Modena. Certa cosa è infatti che a questo partito inclinò allora il Montecuccoli, come da una lettera sua si ritrae, nella quale, annunziando la sua partenza per la Germania, soggiungeva che avrebbe colà cercato modo di potere stabilmente venire al servigio del suo sovrano. Non gli avrà certo taciuto il duca i dissensi che da più tempo erano fra lui e i ministri che in Italia amministravano le provincie possedute dalla Spagna: e poco di poi aggiunse esca al fuoco la vertenza del cardinal d’Este coi ministri spagnoli che a lui, aspirante al protettorato dell’impero in Roma, fecero prevalere il cardinal Colonna; ond’è che accettasse egli invece quello della Francia, pel quale, come dicemmo, erano state pratiche in addietro. Provocazioni e risse furono allora in Roma fra gli uomini d’un ambasciatore straordinario di Spagna e le lance spezzate ed altra soldatesca che con alquanti cavalieri modenesi aveva mandato al cardinale per sua difesa il duca di Modena, affidandone il comando a Giambattista Montecuccoli, primogenito di quel marchese Francesco, del quale più volte avemmo a tener parola . Ad acquetar que’ romori, il Savelli, ambasciatore imperiale, interpose l’opera di monsignor Onofrio Campori, e il papa quella del marchese Fortunato Rangoni, cavallerizzo maggiore del duca di Modena; ma finalmente dovette il papa stesso assumersi di pacificare gli animi accesi de’ contendenti, la qual cosa il 3 di maggio gli venne fatto di conseguire .
La corte imperiale e quella di Spagna, da stretti vincoli di sangue congiunte, operavano allora negli affari politici di comune accordo tra loro; onde il duca, prevedendo di aversi a trovare tra non guari in conflitto cogli spagnoli, non poteva non desiderare che Raimondo abbandonasse il servigio imperiale,