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cagion di reclamo circa la tassa del macinato, l’importo della quale a loro non si voleva computare, benché l’avessero pagato. Furono poi essi, nel dicembre di quell’anno, astretti a mandare a Modena con molto loro aggravio 27 uomini della milizia loro. A vero dire non ci resta documento alcuno che Raimondo si prendesse cura dell’avito feudo, e delle terre di Sassorosso e Burgone, pervenutegli alla morte del conte Girolamo, e, forse, amministrate dal podestà di Montecuccolo. Solo dall’archivio della sua famiglia potrebbesi intorno a ciò avere qualche ragguaglio.
Neppure poté vedere in Modena uno de’ suoi parenti con cui vi si trovò altra volta, vo’ dire Andrea conte di Renno, degli errori giovanili del quale e del fratello alcuna cosa toccammo nel principio di queste storie. Aveva esso militato, nel 1635 e nell’anno successivo, col duca Francesco I nella guerra di Piemonte, e fu con lui all’assedio di Valenza. Era passato poscia in Germania, come per noi fu detto, al seguito del principe Borso d’Este, e quindi in Fiandra coll’esercito che vi condusse il Piccolomini in soccorso degli spagnoli. Con questi ultimi entrato nella Sciampagna allorquando l’invasero nel 1643 durante la minorità di Luigi XIV, nella celebre battaglia di Rocroi, vinta su di loro dal Condé, rimase prigioniero di guerra, e fu condotto a Rouen. Invano essendosi adoperati insino allora in favor suo il duca di Modena e il cardinal d’Este, alla regina di Francia fu ad istanza loro raccomandato da Cristina duchessa di Savoia. Trovandosi tuttavia prigioniero il conte Andrea quando venne Raimondo a Modena, allora appunto, forse per preghiera di lui, riprese il duca a far pratiche per la liberazion sua; ed in effetto gli ottenne di poter venire nel maggio per quattro mesi a Modena, ove arrivò il giorno 15, due mesi dopo la partenza di Raimondo.
Ed ora, se ci fosse lecito investigare quanto sarà stato detto ne’ colloqui passati a quel tempo tra Raimondo e il duca Francesco I, non andremmo certamente lungi dal vero, traendo gl’indizii dai fatti anteriori e dai posteriori, se giudicheremo