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st’ultimo, che lo aveva fatto imprigionare nella cittadella di Modena, si dice fosse sul punto di ridonarlo alla libertà, quando il 28 di agosto di quell’anno 1646, nell’età sua di 53 anni venne egli a morte . La stima del Testi verso Raimondo ci vien manifesta dalle lettere di lui, e dalla poesia che dicemmo avergli dedicata; la quale fu scritta nel 1643, e diretta contro il cardinal Barberini; onde non si comprende come qualcuno abbia potuto sospettar derivata da essa la disgrazia di lui, che altri, con non minore stranezza, andò a ricercare in qualche comunicazione fatta al duca da Raimondo, costante amico di lui e ammiratore de’ suoi talenti molteplici, ed inoltre troppo leal cavaliere perché s’abbia a credere che in danno di un amico si adoperasse. Non dal Montecuccoli, ma da una lettera del Testi caduta in mano del duca, secondo narra il Siri, ebbe questi cognizione del progetto del suo segretario di stato di passare al servigio di Francia in Roma; né forse si andrebbe lungi dal vero, pensando che la mitigazione dello sdegno del duca Francesco I, se veramente ebbe luogo, che fu scritto accadesse appunto allora che Raimondo trovavasi in Modena, a qualche buon ufficio di lui in favore dell’amico si avesse ad attribuire . La breve dimora di Raimondo in patria non gli consentì per avventura di occuparsi del feudo suo di Montecuccolo, benché non sia improbabile che dal suo podestà Manzieri gli fosse data comunicazione dell’istanza che appunto allora da lui venne inviata al duca, affinché si differisse il pagamento di certi debiti che avevano quegli uomini coll’erario ducale, essendo impotenti, come esso ne faceva fede, a soddisfarli, perché molte necessità li stringevano allora. Avevano essi inoltre