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essendosi fatta in quelle parti la stagione; e prendevano le truppe i quartieri d’inverno. Otteneva allora il Galasso, se non quel riposo definitivo che la mal ferma salute gli consigliò di chiedere per ritirarsi a Trento sua patria, di venire tolto almeno ai campi di battaglia (ov’ebbe poi a ritornare), pasando intanto a far parte del consiglio aulico di guerra . Chiese Raimondo a sua volta di potersi recare a Modena durante i forzati riposi invernali; e poiché ciò gli venne concesso, stava egli attendendo per partire che il generale Lamboy, che doveva tenere il luogo di lui, giungesse dalla Fiandra: quando un nuovo incidente sopravvenne a tenerlo ancora in Germania. Al Torstensson, già glorioso per segnalate vittorie riportate, ed ora da un’ostinata infermità astretto a far ritorno in patria, era succeduto nel comando degli svedesi un altro de’ più animosi soldati della scuola di Gustavo Adolfo, cioè il generale Gustavo Wrangel; il quale, come Jean de Werth tra i bavari, aveva acquistato riputazione singolarmente combattendo come partigiano a capo di corpi speciali. Numeravano le truppe già guidate dal Torstensson ottomila cavalli e quindici mila fanti; e fece tosto disegno il Wrangel di congiungere a queste quelle ancora di Königsmark, nonché i francesi, da lui vivamente sollecitati a mantenere i patti convenuti che li obbligavano a militare in Germania. Tardarono però questi ultimi a tener l’invito, essendo geloso il Mazzarino della gloria e dell’autorità dagli svedesi con tante vittorie acquistate: ma si trovò pronto Königsmark a secondare il suo generale in capo.
Perniciose conseguenze dalla congiunzione delle forze del nemico prevedeva l’arciduca; onde si propose impedirla colle truppe sue proprie e con quelle della Baviera, che a lui a tal