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spersi che poté ricondurre alle bandiere, e a rimettere in piedi le fortificazioni, siccome scriveva egli stesso da Vratislaw, lagnandosi ancora delle autorità civili che non gli venivano colla necessaria celerità in aiuto, benché un rescritto imperiale gli avesse conferito pieni poteri in quelle parti sulle cose della guerra (lettera del Bolognesi del 1° di aprile).
Dell’andata di Raimondo in Slesia, ove doveva tosto dar prova di tanta virtù militare, dice il Priorato che tornò opportunissima; perché, quantunque pochissima gente avesse seco, così bene nondimanco si adoperò, che impedir poté i progressi del nemico, alcuna volta lo batté, e diverse piazze riescì a togliergli di mano.
Faceva mestieri intanto provvedere alla salvezza di Brünn, capitale della Moravia, la sola città di quella provincia che non fosse caduta in mano di Torstensson, il quale in persona l’assediava. La difendeva il conte Souches, calvinista francese, il quale, come disertore dell’armata svedese, non avendo a sperar mercé dagli antichi commilitoni, da disperato sfidava ogni pericolo. Ma sarebbe egli stato finalmente astretto ad arrendersi per difetto di viveri e di munizioni, se il Montecuccoli, accorso colà, non lo avesse d’ogni cosa provveduto, valendosi, dice il Priorato, di un conte Wirm (Würms?) e di un capitano Ungher ai quali procurò modo d’introdursi nella città, che così fu salva, imperocché il Torstensson, aggravato da infermità, dové levare il campo dopo quattro mesi di assedio, in cui uomini e cavalli miseramente gli si consumarono.
Come poi venisse fatto a Raimondo di procurare a quegli ufficiali l’accesso in Brünn, ci vien narrato nell’opera intitolata: Scelte di azioni egregie operate in guerra da generali e da soldati italiani ec., dove si legge: aver posto il Montecuccoli in imboscata alquante truppe comandate da due colonnelli, nominati Bosue e Cappon (Capaun?), le quali, piombando sul campo sve-