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gio di Gratz fosse tornato di utilità agli interessi particolari di Raimondo, cosa mirabile nelle circostanze d’allora. Chiedeva poi se speranza vi fosse di averlo presto a Modena. La relazione di che dicevamo, la quale probabilmente si conserverà ancora negli archivi di Vienna, sarebbe desiderabile venisse divulgata per le stampe, ché senza fallo spargerebbe nuova luce sull’istoria di quel periodo della guerra de’ trent’anni.
Ne’ consigli militari allora tenuti per avvisare al modo di recar soccorso a Galasso ne’ terribili frangenti nei quali si ritrovava, l’Hazfeld che nell’animo suo, secondo che narrammo e come il Bolognesi affermava, era avverso a quell’infelice generale, per mezzo di un Loradeschi da lui a tal uopo spedito presso l’imperatore, dava opera a ciò nulla in pro di lui si facesse, pretestando che le truppe mandate a quella volta avrebbero corso certo pericolo. Il Montecuccoli invece, ch’ebbe sempre caro quell’egregio italiano, con grande fermezza si adoperò a tor di mezzo ogni ostacolo allo scampo di lui, e indusse finalmente l’imperatore a promettergli che a ciò sarebbesi provveduto. Pertanto a tale effetto nel gennaio del nuovo anno 1645 lo stesso Raimondo fu spedito a Monaco, dove con abili trattative che gli procacciaron nome di valente diplomatico, ottenne che l’elettor di Baviera, quantunque a mal partito fosse egli stesso ridotto dai francesi, promettesse di sovvenire di tre mila cavalli e di due mila fanti l’imperatore; e un incarico simigliante aveva egli pel duca di Lorena, cui ignoro s’ei potesse eseguire. Con truppe bavare andò senz’altro nel successivo mese il Montecuccoli alla volta di Magdeburg, benché l’essere gli svedesi in Boemia dovesse rendere troppo difficile una tale impresa, che in effetto non riescì. Una lettera del Bolognesi accenna infatti alla voce corsa per Vienna, che la gente mandata in soccorso di Galasso fosse stata battuta, e vi rimanesse ferito Raimondo. Ma non altro intorno a questo mi fu dato scoprire. Di una ferita toccata a Raimondo, o allora o nel precedente anno, giunse notizia anche a Modena; ond’è che Massimiliano, fratello di lui, e il marchese Francesco ne chiedessero informazione al Bolognesi, al quale più volte in quel tempo manifestarono l’angu-