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per sottrarlo alla subordinazione di che egli parlava, lo tenne a sé solo sottoposto, come Raimondo stesso riferì in una sua lettera. Con un’altra del 4 di giugno, dando conto il Bolognesi del momentaneo disfavore in cui Galasso e Hazfeld erano caduti, accennava, che il Lobkowitz, potentissimo ministro del quale a suo luogo accenneremo la catastrofe, e che al dire di Bolognesi, e come anche per noi fu narrato, da lungo tempo era amico ed estimatore del Montecuccoli, aveva proposto di dare ad esso il comando dell’esercito. Ma ciò non ebbe luogo, e venne egli invece dal Galasso spedito in Sassonia per sollecitare, secondo scrisse il Siri, l’unione delle truppe che erano da quelle parti, con due reggimenti imperiali che scortavano un convoglio di vettovaglie diretto a Dresda . Colà fu egli poi rimandato non guari dopo eseguita la prima commissione, e questa volta con quelle istruzioni alle quali in breve accenneremo. Durante quel viaggio il 6 di giugno da Eger (nel castello della quale città boema venne ucciso Wallenstein) egli scrisse al duca di Modena, mandandogli quel suo Trattato sull’arte della guerra che dicemmo da lui composto a Stettino, e che ora si conserva nella biblioteca estense in Modena, pregando lo leggesse, e soggiungendo avrebbe nel venturo inverno, che divisava passare in Modena, compiuta quell’opera colla narrazione dei fatti d’arme di esso duca; ed è bene a deplorare che non venisse codesto disegno da lui colorito. Pregava egli altresì in quella lettera il duca, acciò non passasse quel suo scritto in mano d’altri imperocché lo reputava cosa imperfetta, non avendone fatto precedentemente né abbozzo, né una prima copia; ond’è che si proponesse di ritornar sopra più tardi a quel lavoro, la richiesta del quale, fattagli dal duca, era stata da lui ricevuta come un grande ed onorevole favore. E con questo principe mantenne poi corrispondenza tutto il tempo che durò la guerra. Gli dava parte il duca della morte del proprio padre, il cappuccino d’Este che fu già Alfonso III, in quell’anno medesimo