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senza passare per gradi intermedii, erano stati elevati ai primi onori della milizia. Faceva ancora notare l’importanza del grado ch’egli ebbe a Modena, la quale lo poneva a capo di ben trentamila uomini tra soldati e gente di milizia, con lo stipendio di quattro mila scudi annuali, più due mila per emolumenti di officio, così in pace come in guerra: col vantaggio inoltre di trovarsi, secondo ei s’esprime, in grembo a’ suoi, bene appoggiato a’ parenti, e vicino agli amici. Terminava per altro col rimettersi pienamente al volere dell’imperatore, pronto a ritornare semplice o moschettiere o picchiere, come era stato altra volta. Pregava nondimeno, gli si tenesse conto delle spese incontrate e dei danni pecuniarii toccatigli in tanti casi di guerra. Chiedeva inoltre che gli fossero concedute tre settimane per andare a prender congedo dal duca di Modena, e dar ordine nel tempo medesimo alle cose sue. Ma, o non gli fosse quest’ultima dimanda assentita, ovvero gli affari che aveva in Vienna, e gli apprestamenti per la guerra non gli permettessero d’intraprendere quel viaggio, certa cosa è che a Modena per allora ei non venne, benché il duca, avvisato dal Bolognesi del progetto di lui, gli avesse fatto sapere che l’avrebbe con moltissima soddisfazione riveduto (Lettera del 24 di aprile). Anche il marchese Francesco aveva esortato il parente a fare quel viaggio, notando ancora (come già avvertimmo) che avrebbe potuto il duca, in cotal circostanza, ricordarsi della ricompensa che pei servigi ricevuti gli doveva. Raimondo invece tenne informato per lettere il duca delle cose sue, e gli mandò nel maggio non so che opera, la quale trattava dei tributi (De Contributionibus). Terminate in questo frattempo le pratiche per la riammissione di Raimondo al servigio imperiale, ne otteneva egli dal duca la facoltà che chiesta gli aveva con lettera del 16 di aprile, accompagnata da un’altra dell’imperatore colle istanze medesime. Con una del 16 di maggio, edita dal Grassi, chiese egli l’assoluto congedo dal servigio militare estense, pronto nondimeno a riprenderlo ad ogni bisogno del duca, essendoché gl’impromettesse l’imperatore di lasciarlo andare in Italia nell’inverno prossimo, e così egli avrebbe potuto, ove