Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
alla prima vacanza che si presentasse, a lui verrebbe dato. Molto onorevole riesciva per Raimondo questo diploma, pel desiderio specialmente che vi si mostrava di riaverlo, appena fosse libero, nell’esercito; e gli sarà tornato molto opportuno quel compenso de’ trentamila fiorini pei casi che non tarderemo ad esporre. Vero è però che della imperiale largizione non gli fu dato di fruire interamente con quella sollecitudine che all’uopo suo sarebbe occorsa.
Né meno magnifici furono gli elogi che di Raimondo, come riferì il Bolognesi, udivansi fare da molti, dal Lobkowitz tra gli altri e dal Trautmannsdorf. L’imperatore medesimo con sé lo volle alle caccie, e di lui parlando col Bolognesi, non rifiniva di esaltarne il senno e il valore “non potendosi trovare” soggiungeva il diplomatico stesso “nell’esercito altro militare che accumulasse tante e sì rare qualità”.
Era stato il Bolognesi assicurato dal Trautmannsdorf, che, appena avesse luogo la pace in Italia, sarebbe senz’altro riammesso Raimondo al servigio cesareo; ché anzi l’imperatore aveva detto al padre Quiroga, dal quale gli era esposto il desiderio del re d’Ungheria e del Piccolomini, di averlo nelle truppe a loro sottoposte, e la intenzione del Montecuccoli di accettare, che di questo si levassero il pensiero, perché lo avrebbe egli tenuto presso di sé. Nondimeno allora Raimondo si considerava come vincolato al servigio del duca, non essendo ancora concluse le trattative della pace, promulgata solo il 1° di maggio di quell’anno 1644; e dava opera, come dicevamo, a far leve pel duca in Amburgo e altrove, e ad ottenere libero il passo negli stati imperiali agli arrolati . Similmente, nel gennaio il Bolognesi avvisava il duca, non attendere Raimondo se non un cenno per muovere alla volta di Modena; d’onde riceveva intanto congratulazioni dal duca per le onoranze che a lui si facevano a Vienna, poiché già da molti si presagiva, secondo