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tanto non poté più che entrare nelle negoziazioni diplomatiche, delle quali ebbe incarico il cardinal Bichi toscano. D’altra parte questa guerra pose a nudo le gelosie che ciascun principe italiano nudriva contro del suo vicino, e la smania in essi tutti dei parziali vantaggi, ed il nessun pensiero di far prevalere al bene privato il bene comune. Umori letali codesti, che serpeggiando nel corpo della nazione la rendevano discorde, impotente, e però sempre facile acquisto ai forestieri. E ancora apparve in questa guerra l’imperfezione de’ sistemi militari in uso tra noi a quel tempo. Componevansi in gran parte gli eserciti di gente raccogliticcia così nostrale come straniera, talvolta con corpi speciali di facinorosi sui quali, perché adusati alle armi e al sangue, gran fondamento si faceva. Il maggior nucleo però de’ combattenti apparteneva alle milizie rurali, uomini levati, anche colla forza, dalle lor case, ove lasciavano in miseria le famiglie loro, che spesso, per le continue requisizioni di grani e di fieno, mancavano del necessario a non perir di fame esse e i bestiami, quelli cioè che in servigio delle truppe non erano a loro stati tolti. Disertavano pertanto i militi a frotte, e si davano a far bottino per recarlo alle famiglie. Di cotali fughe sono piene le carte relative alla guerra di che tenemmo ragionamento, e non poche imprese commesse a capitani furono dovute per manco di uomini lasciare incompiute. Facevano poi anche difetto a que’ soldati non di rado le paghe; ed anzi pe’ primi tre giorni dopo la chiamata dovevano essi militare a lor spese: ond’è che si prendesse talora il partito di rimandarli dopo tre dì alle lor case, per richiamarli poco di poi. Largamente intorno ai conflitti allora accaduti si distese nel suo Mercurio veridico Vittorio Siri, cui venivano dai confederati spediti i documenti opportuni. Ci rimane una lettera, colla quale il 30 di settembre del 1644 chiedeva il duca di Modena a Raimondo che gli mandasse delle note sulla passata guerra per comunicarle a quello storico; al che rispondeva egli, aver lasciate quelle che già aveva messo insieme, al priore del monastero di San Pietro, al quale le avrà poi il duca richieste. Riuscì l’esito di questa guerra così do-