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al duca, con sua lettera del 13 di dicembre, come persona alla quale desiderava venir raccomandato, il generale de’ gesuiti che avrebbe potuto insinuare al padre Wilpenhoff, uomo di grande autorità presso la contessa, che s’adoperasse a farlo dichiarare erede; e desiderava facesse il duca comprendere a quel generale de’ gesuiti che se ciò non accadeva, sarebbero quelle sostanze passate ad un luterano, tale essendo il figlio di lei. E il duca non solo di questo lo compiacque, ma ad altri due gesuiti si rivolse, acciò dessero opera a far condiscendere al desiderio di Raimondo il loro capo. E queste lettere a nome del duca scritte dal Testi fra quelle di lui si hanno alle stampe insieme con alcune indirizzate per egual motivo all’arciduca Leopoldo, e ad altri. Notabile tra queste lettere quella pel conte Nich, ove si leggono queste parole: “Egli mi ha prestato qui un servizio di fede, prudenza e valore straordinario; onde per gratitudine son tenuto a procurargli ogni vantaggio e comodo maggiore” .
In cotal circostanza il duca scriveva al Bolognesi, che solo l’affetto che sentiva per Raimondo, lo aveva indotto a permettergli una breve assenza, non volendo recargli pregiudicio negli affari suoi, e singolarmente in ciò che si riferiva all’eredità della contessa. Soggiungeva poi che, quantunque l’esattezza di Raimondo nell’adempiere agli impegni assunti, non lasciasse luogo a dubbio, doveva nondimeno il Bolognesi ricordargli che lo aspettava a Modena entro il venturo gennaio: per Raimondo si adoperasse poi il Bolognesi, come se si trattasse di affari proprii di esso duca. Furono queste lettere scritte dopo che il 4 di dicembre partì Raimondo insieme col duca per Venezia .