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Finale poi starebbe sull’avviso, se mai fossero i pontificii per tentar qualche cosa contro la Mirandola. Ma al Finale, ove col duca di Modena convenne quello di Parma che già s’era il dì precedente trovato seco tra il Bondeno e Ferrara, nuove contese sorgevano tra que’ poco concordi alleati, vieppiù esacerbate dalle pretensioni del Farnese di avere il comando nel meditato assalto di Lagoscuro. Tutti poi movean lamento sulle titubanze dei veneti, e più Raimondo, il quale scriveva che “quel mostro adriatico che ha tante teste... può difficilmente risolvere per la moltiplicità dei capi, e se risolve non risolve a tempo, e se risolve a tempo, non fa eseguire in tempo”. Giungevano intanto rimproveri al senato per parte del granduca, offesosi per l’abbandono di Piumazzo e delle altre terre che, in mano della lega, erano antemurale alla Toscana, per la quale i pericoli si accrescerebbero ancora, se per la ritirata dei veneti venisse dai pontificii invaso il modenese. Queste rimostranze, alle quali si unirono quelle del duca Francesco I timoroso di perdere la sua capitale, indussero il senato a promettere al duca che, se pericolo insorgesse, tre mila fanti e quattrocento cavalli veneti comandati dal Lavalette si porrebbero agli ordini di lui. Con che si quetò egli; e divisando seguitar la guerra da quella parte, poiché ebbe fatto rafforzare da Raimondo con milizie della sua famiglia i presidii di Montese e di Montetortore che parevano in qualche pericolo, fece esso duca venire altra artiglieria da Modena, e al Montecuccoli stesso commise di riconoscere il forte Bentivoglio nel ferrarese; nella qual circostanza fu questi assalito gagliardamente dalla cavalleria pontificia che ivi era comandata dal conte Vittman. Un’accanita zuffa ne nacque, ed un pezzo di artiglieria de’ modenesi menò strage di nemici, mentre ad un tenente Mazza riesciva di penetrare nelle fortificazioni per levarne il disegno. Il Montecuccoli stesso tanto a quel forte si accostò, che uno del suo seguito uccise una sentinella che era sugli spaldi, come al senato riferì poi il duca. Più lettere di Raimondo si riferiscono all’impresa di Lagoscuro che, dopo qualche esitazione da lui lamentata, far dovevano