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lesine, non lasciando al duca se non quattrocento de’ loro, e trecento a guardia del Finale. Un’altra diversione fu dal Valencé opportunamente fatta al tempo medesimo verso la Toscana, che aveva allora l’esercito sul perugino; ond’è che, a difendere le provincie sue dal lato opposto, il granduca chiamasse soccorso dall’Estense. Né questi tardò molto a contentarlo, dopo che dai veneti ebbe ottenuto, come dicevamo aver egli chiesto, il denaro per arrolare, se non i quattromila che bramava, almeno duemila uomini, e che gli pagassero alquante compagnie di soldati suoi, una delle quali, come scrisse Raimondo, di garfagnini. Pel momento però, ridotto com’era alle sole sue forze, dovette abbandonare le terre occupate nel bolognese, e si ritrasse da prima presso Modena, per vedere ciò che da Castelfranco volesse tentare il Mattei: ma poiché lo seppe avviato verso Ferrara, egli, non senza pericolo di venire assalito di fianco, in un giorno e mezzo andò al Finale per unire le sue truppe ai veneti. Questa risoluzione fu per avventura disapprovata dal Montecuccoli, come argomentar si potrebbe da una sua lettera del 6 di agosto scritta da Spilamberto al duca; nella quale cercava mostrar esser deboli le forze del nemico da quella parte, come diverse induzioni gli facevano credere. Avrebbe voluto si ripigliassero invece, con qualche aiuto che dessero i veneti, le terre abbandonate nel bolognese. Mandava egli intanto a difesa di Vignola una compagnia di corazze del capitano Luca Bernovich, e a Spilamberto l’altra del capitano Reichowich, due alemanni da lui stesso, forse, presi al soldo in Germania. Ito poi a Modena, di là scriveva al colonnello Colombi, acciò impedisse il corso delle acque che da Savignano andavano a Castelfranco, e al tempo medesimo lo tenesse informato dei disegni e delle operazioni del nemico. Non avendo potuto mutare il duca i piani concertati coi veneti, due giorni dopo scritta quella lettera trovavasi Raimondo stesso tra Camposanto e il Finale, e scriveva lungo la via al cardinal d’Este, perché mandasse a raggiungerlo con qualche drappello di soldati il commendator Panzetti, il quale lasciar doveva venti uomini a guardia del ponte di Navicello: al