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corsa a Modena, si levò l’esercito da Spilamberto colla cavalleria estense alla antiguardia e la veneta alla retroguardia, intanto che altri cavalieri scorrevano il territorio dal lato di Castelfranco ad evitare sorprese del nemico, che si provò infatti a qualche scaramuccia di poco momento. Nessun corpo di truppe trovandosi sul territorio percorso dai veneto-estensi, si detter questi a far prede, non risparmiando i mobili ed i quadri ne’ casini di villa de’ bolognesi; finché il duca non pose freno a questi disordini, e non vietò ancora, che senza un permesso in iscritto potessero i soldati allontanarsi dai compagni. A questo non solo per militare prudenza inducevasi il duca, ma per salvare altresì da certa ruina i miseri coloni di quelle terre, che quasi tutti fuggivano allora verso Bologna. Assalito Bazzano, i duecento uomini che v’erano a guardia, dopo due ore di resistenza si arresero, ottenendo che agli abitanti fosse conceduto di portar con loro le masserizie delle case: ma quelli che tentarono sottrar polvere da fuoco, vennero ritenuti prigionieri di guerra. Diverse piccole terre non opposero altra resistenza, se non quella che far potevano gli abitanti, non essendosi mosso da Forturbano per soccorrerle il Mattei: e tanto i drappelli mandati innanzi si avanzarono, che dalle torri e dalle mura di Bologna si vedevano gl’incendii da essi suscitati per le campagne circostanti.
Il cardinal Barberini intanto, a stornare il pericolo che a Bologna sovrastava, ordinò si facesse una punta nel Polesine dal lato di Lagoscuro; con che gli venne fatto di spaventare i veneti, i quali tosto richiamarono le truppe loro ch’eran col duca. Invano si sforzò egli di dimostrare che un assalto a Bologna avrebbe senz’alcun dubbio fatto retrocedere dal Polesine il nemico: la quale opinione fu dinanzi al senato sostenuta dal Tassoni, ministro estense a Venezia, uomo che, avendo militato in Fiandra, avea pratica di guerre, e però potea far meglio valere le ragioni medesime che il Borri veniva esponendo per lettera. Diverse proposte si fecero poscia, quella tra l’altre, di correr tutti difilati verso Roma; ma dai veneti fu rifiutato ogni partito, e le truppe loro avviaronsi perciò verso il Po-