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suo, dovevano i collegati procedere sul bolognese, e non da Spilamberto come il Corraro proponeva, sostenendo l’opinion di lui il Gonzaga con una memoria ch’ei distese, alla quale altra ne contrappose Raimondo, che lo storico Siri recò compendiata nel suo Mercurio. In questa da lui singolarmente inculcavasi, doversi levar l’acqua a Bologna facendo saltare con mine le chiuse di Casalecchio, e correr poscia sulla città innanzi che vi giungessero i papalini. Più libere di là sarebbero state le scorrerie sul bolognese, e più spavento ne avrebbero avuto i nemici, che già s’erano ritratti da San Cesario dopo averlo rovinato. E di nuovo insisteva acciò dal modenese si levassero i soldati della lega, che con più disciplina procederebbero se fossero sul territorio nemico, mentre le opere loro al presente erano da ladroni. E tuttavia troviamo che i capitani veneti rimproveravano ai soldati estensi violazioni di chiese e di donne sul bolognese ed incendii di edificii con dispersione ancora de’ viveri necessari all’esercito. Il medesimo crederemo facesse il Degenfels, quando a capo di seicento cavalli veneti scorse buon tratto del piano bolognese con gran terrore della città, ove perciò si distribuirono le armi a settemila de’ suoi abitanti. Asprissime parole corsero allora tra i capitani veneti e il duca, che questa volta ancora si offeriva di agire da solo, contentandosi che stessero i veneti a vedere i pericoli ch’egli incontrasse. Fosse per questo risoluto procedere del duca, o per ordini venuti da Venezia, certa cosa è che non tardò guari il Corraro ad accondiscendere ai desideri dell’Estense. E qui, ad onore del vero, osserveremo che, quantunque le eccessive cautele de’ veneti tornassero sovente d’impaccio al Montecuccoli, ebbe però egli in una lettera sua al principe Cesare ad oppugnare l’opinione manifestata dal duca di Parma che vili e dappoco fossero le truppe loro, e singolarmente i capi. Eccedevano a suo avviso nella circospezione, ma quando si trovavano provveduti del bisognevole, col debito vigore assalivano i nemici: giudizio questo del Montecuccoli che dagli storici ancora si trova confermato. Il 29 di luglio, mentre Raimondo, secondo dicevamo, si trovava a Piumazzo, avendo fatto il duca il dì precedente una