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ed a tal uopo chiamò presso di sé que’ soldati veneti che erano a Nonantola, ove andarono invece uomini delle milizie estensi che levaronsi da Sassuolo. Come poi l’occupazione di Piumazzo accadesse, l’abbiamo da una lettera che al principe Cesare, fratello del duca, scriveva da Spilamberto il Montecuccoli in data del 27 di luglio. In questa, dopo aver dato contezza di soldati giunti la sera precedente colà, ove pensava chiamare quelli ancora ch’erano a Monfestino, accusava d’ignavia, di viltà, d’ignoranza i soldati del papa che non s’opponevano allora a cosa alcune ch’egli tentasse; ond’era accaduto che dinanzi a seicento fanti e a cento cavalli suoi si fossero essi ritirati, lasciando occupare Piumazzo al Sittoni. Le quali parole contraddicono a quanto scrissero il Siri e il Brusoni; il primo de’ quali, traendo senz’altro la notizia dalla relazione poc’anzi da noi citata, asserì aver avuti con sé il Sittoni duecento cavalli e trecento moschettieri, e il secondo “quattrocento cavalli ingroppati d’altrettanti fanti”. Ancora, avvertiremo l’errore del Muratori che narrò la conquista di Piumazzo accaduta il 29 luglio, laddove la lettera di Raimondo è del 27. In questa accennava poscia a scorrerie fatte sul bolognese, ove a forza venne preso Confortino, ch’era un palazzo di Vincenzo Malvezzi, e furono tagliati a pezzi i villani che vi si erano fortificati. Per queste scorrerie volevasi costringere il nemico ad indebolire il presidio di Castelfranco, inviando soccorsi alla minacciata Bologna. A questa città poi Raimondo disegnava togliere le acque pe’ mulini, facendo deviare il Reno allorché tutto l’esercito si avanzasse da Piumazzo; ovvero affamare il presidio di Castelfranco, impedendo che da Crespellano gli giungessero vettovaglie. Ma a ciò bisognava l’aiuto dei veneti, ed egli non lo sperava gran fatto, perché, al solito, troppo guardinghi. Il giorno stesso che scriveva questa lettera, commetteva Raimondo al capitano Prospero Forni di pigliar seco una squadra di cavalli e di dragoni ed alquanta infanteria, ed impadronirsi della terra di Serravalle; e andava dopo due dì egli stesso a Piumazzo, ove si stavano alzando fortificazioni. Di là, a parer