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il cardinale soggiunse, che quelle genti erano così spaventate, che non avrebbero fatta resistenza di sorta. Era frattanto giunta notizia in Vienna de’ precedenti casi di quella guerra, dell’invasione delle colline modenesi e dei mal riesciti tentativi su Cento e Crevalcore; e da chi avea suo pro nell’esagerare i vantaggi riportati dagli ecclesiastici, andavasi dicendo, secondo il Bolognesi scriveva, ridotte a mal termine le cose del duca per esser stato malamente rotto il Montecuccoli, e solo per opera di Camillo Gonzaga riposte in meglio le condizioni di lui; e anche si scriveva di un Tedeum col quale dai pontificii era stata celebrata quella vittoria. Colse pertanto con gioia il marchese Francesco Montecuccoli l’occasione della vittoria di Nonantola, per ribattere, scrivendo al Bolognesi, codeste esagerazioni. “Gli ecclesiastici” così egli rispondevagli, “non hanno fatto finora cosa alcuna di considerazione, da qualche scorreria in poi, e non hanno presi alcuni luoghi forti, o se n’hanno occupato qualcheduno, non gli hanno però tenuti: laddove i progressi della Lega sono molto ben noti a tutti: ed ultimamente anche a Nonantola è seguita una fazione tra l’armata sola di Sua Altezza e quella dei signori Barberini (essendo allora tutta la Veneta verso il Finale ritirata) con gran profitto e vantaggio dell’Altezza Sua che vi si trovò in persona. PS – Nella fazione di Nonantola e rotta data all’inimico, il signor conte Raimondo nostro ha fatti propriamente, coll’aiuto divino, miracoli; poiché non poteva qualsisia capitano antico o moderno mostrar più prudenza e militare esperienza, né più bravura, coraggio e valore in attaccare e combattere l’inimico con risoluta generosità ”. Dopo la ritirata de’ pontificii, si pose mano ad alcune opere di fortificazione a Nonantola; della quali dice Raimondo in una sua lettera, che furon fatti i disegni da un ingegnere di nome