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Né nell’archivio di Stato né altrove, ch’io mi sappia, si trova codesta stampa; sono invece nell’archivio alcuni rozzi sgorbi a penna, ne’ quali forse s’intese rappresentare la battaglia di Nonantola, e copiare alla meglio quell’incisione. “In essa si vedevano” dice il documento che seguitiamo, “le truppe ecclesiastiche in rotta perseguitate dalle Modenesi; al centro delle quali era il Duca, alla destra il conte Raimondo che con tanto valore costrinse l’inimico così numeroso a fuggire alla volta di Castelfranco: alla sinistra poi il generale di cavalleria Modenese Sittoni che inseguiva l’altra partita di nemici che ritiravasi verso San Giovanni”. Era la stampa preceduta da una dedica nell’ampolloso stile della letteratura di quel tempo, che, per la sua singolarità, amiamo riprodurre in nota . La data apposta a quella dedica, posteriore di sei giorni soltanto alla battaglia di Nonantola, e il luogo stesso ove fu scritta, ci fanno scorti tuttavia, che non già finita, ma solo incominciata fosse allora quell’incisione, se incisone può dirsi. Nel medesimo archivio sono due sonetti satirici del Testi, uno sulla vittoria nonantolana, l’altro su quella di Mongiovine, ove i toscani sconfissero i pontificii. Scriveva poi nel successivo anno Ippolito Tassoni, ito a Roma per incarichi avuti dal duca, che, trovatosi col cardinal Mattei, ebbe questi a confessargli, che se gli estensi avessero inseguito i pontificii, li avrebbero, senz’altro, tagliati a pezzi; e facendogli notare il Tassoni che troppo scarse erano le milizie ducali perché potessero mettersi a quell’impresa, con pericolo ancora di cadere in un’imboscata,