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storici nell’annoverare tra i morti in battaglia don Francesco Gonzaga, soldato, come disse Vittorio Siri, di egregio e sperimentato valore, l’Oddi e il sergente maggiore di battaglia Fanfanelli, che aveva acquistato nome di prode militando in Fiandra sotto il principe Tomaso di Savoia , e che venne ucciso, come si ha da una carta archiviale, dal nonantolano Giovanni Saltini. Quanto al primo di essi, che era mastro di campo generale de’ pontificii, un altro documento dell’archivio estense racconta, che mentre sul campo di battaglia un cappellano attendeva ad acconciarlo dell’anima, colpito, da una palla di cannone, giacque ucciso presso il morente: onorevol morte codesta di un prete, del quale persino il nome ci è ignoto, e che fa nobil contrasto colla mala condotta alla quale accennammo, del cardinal Barberini. Leggiamo ancora nel documento medesimo, essere stati alla gente del papa di molto nocumento i Mansfeldi, soldati tedeschi, i quali, forse, dallo avere militato nel paese loro sotto gli ordini dell’avventuriere Mannsfeld, ebbero mantenuto quel nome.
Tra coloro che in que’ fatti d’arme, come in altri di quell’epoca, ebbero a distinguersi, nominerò, oltre il Panzetti, un Ippolito Pegolotti, del quale in un attestato rilasciatogli dal Montecuccoli nel 1666 è detto che bene in quella guerra si diportasse, essendo capitano di corazze nell’esercito da esso Raimondo comandato come Mastro di campo del duca di Modena. Allorché questo attestato fu scritto, era il Pegolotti colonnello nelle truppe ducali, diverso perciò dall’altro Pegolotti che il Vedriani dice morto nel 1647 con grado di sergente generale di battaglia.
Una memoria nell’archivio estense ricorda una stampa incisa in rame in foglio grande traversale, raffigurante la battaglia di Nonantola, opera di un Mario Federici Cimador da Carpi, come egli si sottoscrive .