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alla zuffa. Gli effetti di questa rotta data al nimico si vedranno presto, perché ad ognuno de’ nostri è cresciuto l’animo et è scemato talmente ne’ nimici che si è risoluto hoggi d’operare unitamente e senza perdere minuto di tempo, d’andare ad accamparsi rimpetto al nemico per stringerlo a battaglia, o togliendoli i viveri dalla parte di Bologna, forzarlo a levare il campo et aprirci qualche buona congiuntura di batterlo. Domani a sera sarà qui giunta a noi l’armata Veneta e postdimani, piacendo a Dio, marcieremo tutti unitamente verso Piumazzo per angustiare il campo di Castelfranco. Con queste vive operazioni spero che l’A. V. avrà anch’ella campo costà di seguitare nelle sue gloriose imprese, e di far vedere a’ Preti che non si conviene loro il far guerra. Et a V. A. humilmente m’inchino.
Dal Campo a Modona, li 22 luglio 1643.
Di V. A. Ser.ma Humilis.mo divotis.mo Servit.re
Raimondo Montecuccoli
Gualdo Priorato, il Vedriani, Vittorio Siri, il Brusoni, storici contemporanei, concordano nel celebrare quella vittoria che le truppe estensi da soli mille veneti coadiuvate riportarono; vittoria con più o meno parole ricordata dagli storici successivi, e della quale, come rilevasi dalla lettera che riferimmo, sembra che assai si compiacesse Raimondo. E invero prese egli molto a cuore questa guerra, e ne fan prova anche le lettere che a quel tempo scriveva, e nelle quali si allontanò da quella concisione che in tutte le altre sue si ritrova. Meritarono encomio i vincitori per la celerità delle mosse, per l’inferiorità delle forze, colla felice disposizion loro dissimulata al nemico, come notò il Brusoni, per l’uso efficace delle artiglierie, e pel vantaggio che colla preservazione di quella terra apportarono allo stato estense. Con queste enfatiche parole è poi la fazione nonantolana celebrata in una “Relazione dei fatti d’armi successi ne’ confini del bolognese” che manoscritta, con altre consimili, si conserva nell’archivio di stato in Modena. “... Con